Mozambico: riorganizzazione sanitaria dopo la guerra

di Camparmí² Armida

Sofala
L’intervento sanitario nella provincia di Sofala è nato da un programma di emergenza subito dopo gli accordi di pace di Roma nell’ottobre 1992. Programma difficile dal punto di vista logistico e delicato sul versante politico: si svolge infatti all’interno dell’area controllata dalla Renamo (Resistenza Nazionale Mozambicana).
All’inizio la situazione sanitaria era di emergenza, con il colera che imperversava sulle popolazioni sfollate e accalcate nei campi profughi, la siccità che dura da anni, le strade minate o impraticabili.
L’intervento iniziato in Nhamatanda si è poi esteso a Marromeu sino all’attuale assetto che comprende cinque distretti, essendosi mano a mano aggiunti Gorongosa, Maringua e Inhaminga e due campi di raccolta delle truppe Renamo.

Finalità del progetto
Lo scopo del programma CUAMM prevede la riabilitazione fisica e funzionale della rete sanitaria del distretto, la riorganizzazione delle attività di sanità pubblica, la formazione ed aggiornamento del personale locale e il sostegno alla gestione.
Per quanto riguarda i campi militari, si lavora sulla prevenzione e trattamento dei problemi sanitari dei soldati, dei loro familiari e della popolazione in cui il campo si trova.
In queste note racconterò la mia esperienza in due distretti, Nhamatanda e Gorongosa, dove ho prestato sevizio.

Dall’assistenza alla cooperazione
Il radicarsi progressivo della pace permette la ripresa delle attività produttive, il commercio, il ritorno alla campagna. Le grandi agenzie che trattano l’emergenza stanno cominciando a “svezzare” il Mozambico, che in alcuni distretti è già in grado di fare a meno dell’aiuto alimentare esterno.
Questo processo di ritorno all’autosufficienza, sulla carta una semplice formula di bilancio, è invece assai complesso quando lo si riferisce alla mentalità di una popolazione abituata per anni all’assistenza.
Dove io lavoro la situazione è di emergenza; le urgenze sono quotidiane, ma è necessario pensare al futuro, alla sostenibilità delle iniziative, all’autonomia.
La cooperazione intesa come lavorare assieme per raggiungere uno scopo comune è un’operazione ancora sconosciuta nelle zone sotto il controllo della Renamo, che ha sempre ricevuto aiuti di emergenza, senza offrire nulla in cambio. Si viene valutati e soppesati a seconda di quanto portiamo, mai per quello che siamo: un po’ duro da digerire per chi non era partito per avventura o per fare “buone azioni”.

Nhamatanda: prima tappa
é un agglomerato che si è moltiplicato per quattro nel corso della guerra per il fatto di trovarsi ad un’ora dalla capitale provinciale (Beira), lungo un’importante via di comunicazione. Nell’Ospedale Rurale il CUAMM è presente da novembre del 1992. Molte cose sono state fatte: ristrutturazioni, costruzioni ed ampliamenti; nell’ospedale di 121 posti l’attività clinica è intensa.
Io sono arrivata nel mese di agosto 1993. Sono un’assistente sanitaria pubblica e mi sono occupata prevalentemente di medicina pubblica e di formazione sanitaria del personale locale. Ho viaggiato spesso nel distretto per visitare e controllare la situazione igienica dei campi per sfollati. Seguivo ed organizzavo i programmi per la vaccinazione con il personale sanitario locale, in zone dove la guerra ha distrutto quasi tutto.
All’interno del servizio materno-infantile seguivo i bambini malnutriti, la crescita dei bambini, le donne gravida.

Gorongosa: seconda tappa
Nel gennaio 1994 è iniziata l’attività nel distretto di Gorongosa. Per questo assieme ad un altro medico sono passata nel nuovo distretto di Gorongosa. Era al centro di un ricchissimo parco nazionale, dove i turisti accorrevano per vedere leoni e bufali; poi è diventata epicentro del confronto armato, isolata per anni, sempre attaccata e mai conquistata dalla Renamo.
A Gorongosa stiamo lavorando da gennaio: il centro di Salute è piccolo e sporco, privo di acqua; le cose per il personale sono poche e fatiscenti; gli ambulatori sono in condizioni pietose. Anche qui svolgevo la stessa attività del distretto precedente; a Gorongosa la medicina tradizionale è ancora molto praticata, quindi è importante integrare e non imporre gli aspetti della medicina occidentale.
Nel mese di settembre si è concluso con esito positivo un corso professionale di abilitazione per levatrici tradizionali in collaborazione con le strutture sanitarie del distretto e della provincia. é stata un’esperienza esaltante.

Armida Camparmò è un’infermiera del vicentino. Da un anno lavora su di un programma dell’associazione italiana CUAMM nella provincia di Sofala in Mozambico, terra già martoriata dalla guerra, terra divisa che tenta la strada della pace con l’aiuto dell’ONU e le libere elezioni.