Macondo e dintorni
Finestrella con doppio vetro a difesa del freddo intenso
Feriole, zona dei colli Euganei, 21-22 ottobre 1995. Convocazione di coordinamento.
Sono presenti i coordinatori, ma anche altri che svolgono attività in diversi territori del nostro paese. Il tema dell’incontro è Macondo: tra movimento ed associazione. L’obiettivo non è quello di rafforzare la struttura e dunque di trovare nuovi operatori per l’associazione, ma quello di approfondire le motivazioni di Macondo e su queste costruire anche l’organizzazione.
L’incontro è aperto da una relazione di Giuseppe Stoppiglia che dà le coordinate per l’identificazione del concetto di popolo. Ancora non è chiaro l’orientamento del suo discorso.
Un popolo costruisce la sua identità nella direzione che dà al suo percorso. Ed il suo percorso non è un avvolgersi, ma un andare verso. E non può essere neppure il suo benessere, o la sua laboriosità; anche se queste cose non sono estranee al suo processo di crescita. Un popolo si definisce nel rapporto che tiene con gli altri. Nello scambio un popolo si qualifica, come si qualifica l’individuo nell’incontro.
Il gruppo di Feriole è composto da venticinque persone. Ascolta con attenzione quanto Giuseppe sta esponendo, anche perché sempre ci si aspetta delle direttive da incontri come questo e non certo di fare ulteriori sforzi di analisi per operare. Giuseppe continua la sua riflessione: la rivoluzione antropologica odierna consiste nel passare dall’attenzione a ciò che si possiede, a ciò che si è. Ed invece oggi succede che le cose, la proprietà sono inattaccabili e la persona è sempre intaccabile. La faccenda è servita a costruire le nazioni, ma anche a disgregarle nelle guerre.
Ora il discorso comincia a delinearsi sui percorsi magnetici dei presenti. Macondo in questo cammino di ricerca dell’identità può essere un’oasi, e può essere comunità educante; ma non come territorio integro dal cambiamento, perché la sua funzione, quella di Macondo, è di favorire l’incontro, e dunque l’accoglienza e l’apertura dell’orizzonte.
Che ci siano stati degli interventi è inutile dirlo, anche perché il discorso preso così da lontano aveva bisogno di correre con le nostre gambe e calzare le scarpe di ciascuno. E dunque tutti hanno tentato di vedere nel loro percorso personale le corrispondenze o le incongruenze manifestate dalla relazione.
D’accordo con la rivoluzione antropologica; ma intanto noi quale identità abbiamo? ci è chiaro che l’approccio e l’incontro sono in effetti l’unica nostra possibilità di essere? e questo, cosa significa? e che senso ha l’espressione di Macondo comunità educante, se insieme siamo contro rigidità di ruolo, e dunque contro programmi prestabiliti?
Carmelo diceva che solo in un discorso di mutamento è possibile accogliere l’espressione di Comunità educante. Più facile l’accoglienza del concetto di oasi, anche perché entra nell’immaginario della rassicurazione e culla i nostri desideri di pace.
Rimaneva da chiarire il ruolo di Macondo come organizzazione: e cioè quali siano stati e quali vorranno essere gli ambiti della sua attività. E qui si è cercato di riportare il discorso di qua dal vago ed entrare in un territorio ben definito. Ma come definire un gruppo in moto? Che misura dargli, se non sta fermo e rifiuta gli standard?
Anche se si è stabilito di passare ad una Commissione il compito di individuare i campi di intervento di Macondo, e dunque vedere quali siano le attività minime di intervento (i viaggi, le attività di formazione, la rivista Madrugada, la casa in Brasile), dall’altra si è ribadita la funzione propedeutica di Macondo. Ed è per questo che non si danno a quelli di Macondo delle sponde rigide: queste potrebbero servire sia come tracciato, che come sostegno; ma in tale maniera impedirebbero l’approccio personale di ciascuno, e farebbero da filtro a quello che deve essere il rapporto responsabile di quanti desiderano uno scambio che parta dalla persona. Dalla propria persona ed esperienza. Operazione educativa dunque.
Per questo la struttura, pur presente, che consistenza deve avere, per non soffocare il movimento di Macondo?
28 ottobre 1995 – Corso “Animatori Val di Brenta” a Lazzaretti di Foza, sull’altopiano di Asiago. È iniziato il corso cui abbiamo accennato in altra parte della cronaca. Giorgio, Baldassare e Chiara assieme a Giuseppe hanno iniziato un percorso, che ha come prospettiva un’autonomia nel lavoro di formazione che gli animatori intraprenderanno nel loro territorio.
30 ottobre 1995 – Giuseppe, Adriano e Pino partono per il Brasile; torneranno a scaglioni per evitare gli incontri con la stampa. Solo noi di Madrugada abbiamo potuto intervistarli; agli altri solo qualche flash è stato concesso, naturalmente senza foto ed è per questo che non son apparsi sulle copertine di tiratura internazionale.
2 novembre 1995 – Ultimo saluto a Livia Santini, in una chiesa gremita di amici e di popolo. Dalla piazza antistante la chiesa di San Giuseppe di Marostica, sotto un cielo cupo di tempesta gli abbracci e il cordoglio di tutti. Ancora risuonano le parole del fratello in cima al presbiterio: “Ci hai lasciato un testamento difficile e soave di accogliere l’altro senza schemi per quello che è, e non secondo le nostre attese”. Livia è partita, non scomparsa. Ora i nostri passi sono più fermi nella direzione che lei ha già percorso.
2 novembre 1995 – A Vitoria d’Espirito Santo, in Brasile, si fa l’incontro di coordinamento di Macondo-Brasile. Sono presenti: Dilvo Peruzzo, Waldenyr Caldas, Naraguassù Serena Pureza, padre Edilberto Sena, padre Taddeo Gabrieli, Gino Tapparelli, Cardoso Junior Leonidas, Maurizio Ortu, Maria Stoppiglia, Salvino Medeiros, dall’Italia Giuseppe Stoppiglia e Adriano Guglielmini. Altri amici sono Gianni Bordin, Pino Scotton e Cecilia, moglie di Dilvo.
Dopo l’incontro con persone, istituzioni e attività di Vitoria, il gruppo inizia i lavori sotto la direzione di Dilvo Peruzzo. Si parte dall’esperienza maturata in questi anni in Brasile nel lavoro quotidiano e nell’incontro con gli amici dall’Italia; e anche dall’esperienza maturata dai viaggi e incontri che alcuni brasiliani hanno compiuto in Italia grazie anche agli amici e soci di Macondo.
Si va delineando sempre di più la volontà da parte di Macondo-Brasile di costruire un rapporto più stretto tra i membri in Brasile, favorendo lo scambio tra loro. Inoltre si muovono i primi passi strutturali per realizzare in termini sempre più autonomi lo scambio con l’Italia. Da un ruolo di supporto o di referenti come venivano definiti, col tempo e per gradi, con una chiarezza sempre più evidente negli incontri annuali, si va delineando il loro ruolo di soggetti. Importante per noi è stato finora il servizio che pur tra difficoltà ed impegni hanno saputo offrire agli amici italiani. E di questo noi ne siamo grati, perché l’impatto con il Brasile tramite loro è stato sicuramente più fecondo.
Per quanto riguarda la Casa di Accoglienza, la gestione della stessa sarà tenuta fino al millenovecentonovantanove, con il programma di incrementare il suo utilizzo a partire dall’Italia e dal Brasile.
Sul lato organizzativo ricordiamo che l’avvocato Salvino Medeiros coordina le attività per la Difesa dei Diritti Umani a Manaus e Rio de Janeiro; opera con un gruppo affiatato nella favela di Manguinos a Rio ed è stato eletto responsabile del Macondo-Brasile. Lo affianca, quale segretario organizzativo, Maurizio Ortu, che già da un anno collabora con Macondo nell’attività di costruire gli incontri e le relazioni nella Metropoli e con gli amici delle altre città. Vive nella Città Carioca da ben sei anni ed ha sempre lavorato in attività sociali. È sardo, ha lavorato alla Fiat di Torino, nel sindacato ed ora nella città che abbraccia la baia di Guanabara (cosa che mi pare mancasse al suo conterraneo Gramsci, perché l’hanno fermato gli uomini della Provvidenza, a scrivere Le lettere dal carcere).
Agli amici brasiliani auguriamo di cuore buon lavoro!
7 novembre 1995 – Giuseppe e Pino sono partiti per Rio Branco, ospiti di padre Umberto Scalabrini. Giuseppe poi è sceso verso San Paolo, ospite delle suore Comboniane e dell’amico Renato Baldan che vive in una favela.
A Campinas, Bepi si è fermato presso Trasferetti, un sacerdote ed insegnante brasiliano conosciuto in Italia al tempo dei suoi studi teologici in Roma ed ora attivo in una pastorale che si sviluppa attorno al vangelo e nella accoglienza delle diversità. L’occasione è stata propizia per un dibattito ed una celebrazione sull’Accoglienza. Presenti almeno cinquecento persone.
25 novembre 1995 – Ad un mese dal Natale, mentre chiudo la cronaca e rammento che Adriano, Giuseppe e Pino sono tornati ed in buono stato dal Brasile, rivolgo a tutti un augurio di pace e di serenità. Se il mio augurio non arriva in tempo, mi aggregherò agli angeli che cantano sempre la notte di Natale: il timbro della mia voce è baritono, ed occupo un posto nella terza fila del coro, dietro l’Angelo Azzurro. Buon Natale!
Notizie dall’area Sud di Angelica Sansone “Dare un senso alla vita può condurre a follia, ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio, è una barca che anela al mare eppure lo teme” Non so perché mi sono tornati alla mente questi versi: sarà il ricordo di Gianfranco che per tutta la sua breve vita inseguì l’utopia o sarà perché mi rendo conto che il senso della mia vita e di altre vite è una ricerca che può condurre a follia? Che cosa significa, infatti, vivere in questo nostro contesto così frammentato e nello stesso tempo così complesso? Significa, forse, convincersi che è giusto continuare a dare senso alla propria vita perseguendo l’utopia? Macondo, la cui sensibilità è fatta propria soprattutto dagli adolescenti e dai giovani, per gli adulti rimane un progetto… senza programma… E la nostra associazione, oltre a richiedere sensibilità e disponibilità, richiede creatività, gioia e partecipazione attiva per la realizzazione dell’utopia! Il Mezzogiorno non è più, forse, il luogo in cui possa trovare spazio l’utopia perché il quotidiano incombe e le preoccupazioni sono tali da non consentire di “volare”. E allora come riuscire a far rientrare tutto in un bilancio familiare sempre così precario? Come far vivere la dignità ad un giovane che sa, invece, di poter contare solo sulla famiglia? Quale significato attribuire al termine solidarietà? Come parlare di utopia a chi, forse, non è più capace di vivere la speranza? Eppure il sole è splendido e il mare, se pure in più tratti inquinato, si mostra nei suoi colori più belli e la natura esplode in tutta la sua bellezza… E allora le cinquantamila lire da spendere per l’adesione a Macondo possono essere una particella in più per quel bilancio così precario. Vi sembra retorico tutto ciò? Al di là delle facili analisi – …ma è il consumismo che spinge a spendere senza criterio… – la situazione qui da noi è veramente esplosiva o, forse, deprimente, come afferma Francesco; eppure la dignità della gente non viene meno. Non so quanto questo mio scritto potrà risultare efficace per descrivere una situazione che non appare in tutta la sua gravità, ma che si evidenzia attraverso tanti segnali. Non mi stanco, perciò, di ripetere a chi dimostra interesse per la nostra associazione che quello che chiedo, almeno per ora, è l’investimento della loro sensibilità e la loro partecipazione. Ai giovani chiedo di compiere insieme un percorso che permetta loro di crescere e di far propri i problemi di questo nostro pianeta che diventa sempre più la “casa” di ciascuno di noi. La situazione di malessere, di confusione e di incertezza è tale che per ben due volte ho dovuto disdire la festa e poi ho dovuto spostare anche un dibattito che ci avrebbe visto discutere sulla possibilità di superare la marginalità che si vive in maniera diversa in tutte le fasce di età. L’impegno assunto non ha più valore, come non ha più valore il rispetto reciproco, la stima e la fiducia. E testardamente senti che devi continuare con generosità, con rabbia, con la consapevolezza che gli ostacoli da superare per costruire una sensibilità, sono tantissimi. Quali le strategie? Essenziale la formazione dei giovani, che devono saper comunicare agli altri la loro disponibilità e gioia. Organizzazione di momenti di aggregazione voluti dagli stessi giovani per la diffusione dell’idea. Festa annuale che, forse, dovrà diventare itinerante. |
3 settembre 1995 – E concludevo dicendo che troppo lunga era stata la segreteria per parlarne a fondo pagina. Ora che la rivedo posso ammettere che era lunga, ma pure ingombrante la mia pigrizia. L’argomento primo era il Coordinamento Nazionale con la convocazione di vecchi e nuovi responsabili; l’intento era di ragionare, discutere attorno al tema: Macondo tra Organizzazione e Movimento. La dicitura mi pare quella giusta, tenuto conto che l’obiettivo dell’incontro sarà quello di rilanciare decentramento e autonomia di soci, amici e simpatizzanti. Ma si vedrà all’incontro cosa potrà sortire, perché a volte i pensieri inseguono le immaginazioni, e nascono bufere di passioni, che solo il tempo riesce a decifrare, ed il confronto tra uomini e donne in cammino. L’incontro si terrà a Feriole dal 21 al 22 di ottobre prossimo venturo: si prevede sole e sereno, le nebbie non servono per trovare il posto, già complicato a sufficienza.
Gaetano di ritorno dal Brasile ha dato relazione dell’attività della Casa Gianfranco Del Giovane nei mesi di luglio ed agosto: circa settanta persone sono passate per la casa, ma sarebbe utile incrementare il flusso, soprattutto durante l’anno.
Pedrazzini offre il programma delle feste a venire; in particolare annuncia che in Emilia la festa si terrà a giugno del prossimo anno anziché a settembre, per dare maggiore continuità alle attività di zona.
Si è fatto il punto sul tesseramento, che raggiunge ogni anno un livello di adesioni regolare; e sull’incremento dell’abbonamento a Madrugada, che è una iniziativa nuova. Il prossimo anno il costo dell’abbonamento si eleverà a lire quindicimila.
In pista di discussione è pure entrata la sottoscrizione a premi, che qualcuno ha voluto definire estrazione fino alla vittoria, vale a dire che attingeremo nel contenitore fino a che i concorrenti tutti vincano. Dicono infatti che la felicità è l’attesa dell’illusione (la spiegazione sarà tenuta in un seminario a parte). Si vorrebbe predisporre un biglietto multiplo, che possa concorrere a tutte le estrazioni, che si terranno nelle feste nazionale e territoriali.
15 settembre 1995 – P. Bruno Quercetti di ritorno dal Brasile ha lanciato un appello alla città di Bologna per difendere la vita di padre Paolo Baldassarri che da quarant’anni vive e lavora nella foresta dell’Acre. L’appello è stato raccolto dalla Confederazione dei Sindacati, che hanno proposto una conferenza stampa e una raccolta di firme per salvare la vita di padre Paolino e Turrini, che conducono una lotta quotidiana per difendere la foresta Amazzonica e gli abitanti dallo sfruttamento dei commercianti di legname, che hanno minacciato di morte i due missionari. Ricordo che in seguito a questo appello padre Paolino è stato ricevuto dal presidente del Brasile Fernando Henrique Cardoso.
17 settembre 1995 – A Lama di Mocogno, sull’Appennino modenese, assieme alla famiglia, ad alcuni amici ed al gruppo di Rocca, che sta bene crescendo sotto le ali della Madonna e di Irmà Angelica senza ali, Adriano ed Elena hanno celebrato il trentesimo di matrimonio. Il luogo è impervio, nel senso che le strade ci sono, ma di notte le ritirano e le rimettono il giorno seguente alle prime luci dell’alba. Adriano ed Elena sono stati colti di sorpresa dall’arrivo dei figli e delle figlie; qualche momento di commozione e poi abbracci, battimani, tintinnio di forchette e brindisi festosi.
Del gruppo di Rocca bisogna dire che è accogliente assieme a tutte le suore, che svolgono ivi l’attività pastorale, ed è un punto di riferimento per l’attività di scambio interculturale, che altri definisce in termini lusinghieri macondina.
18 settembre 1995 – Il Presidente di Macondo si è incontrato con il gruppo Adozioni di Roma. Responsabile del gruppo è Bruno Messina. L’incontro doveva servire a chiarire alcune divergenze ed incomprensioni nate nel territorio di Roma, e con la segreteria di Macondo. Io credo che gli spazi di trattativa erano così ampi da entrambe le parti, che l’accordo era sicuro, ma il cammino è sempre irto di attese, e la fatica dell’accoglienza è assicurata dalla gioia che non c’è altra scelta nella vita: quella del confronto con l’altro.
Del gruppo fa parte anche Mario Bertin collaboratore di Madrugada ed ora intento alla stesura di un romanzo sui ragazzi di strada. Attendiamo con impazienza la conclusione e la pubblicazione: sarà sicuramente un evento culturale per quanti si avvicinano a popoli che costruiscono la loro storia con altro sentire.
21 settembre 1995 – Macondo aderisce all’iniziativa dei sindacati di Bologna sulle rivendicazioni dei Sem Terra. Molti sanno della questione agraria in Brasile. I Sem Terra sono un gruppo di pressione e di organizzazione per la occupazione di terre non coltivate, e per la realizzazione della riforma agraria ed agricola. In questo numero Massimo affronta il tema in un lungo articolo.
A Montegrotto Terme nello stesso stesso giorno, anche se ad orari diversi, Giuseppe Stoppiglia si incontra con Pino Scotton e amici, per analizzare la possibilità di una collaborazione a Macondo; in particolare il finanziamento della rivista Madrugada. In fondo copertina si possono vedere i risultati dell’incontro. In trasparenza.
23 settembre 1995 – Arriva d’improvviso e parte di nascosto. Ormai da molti anni il vescovo di Proprià Dom Lessa è ospite nelle nostre case, nelle chiese nostre; ed anche nelle sedi del sindacato, che sta seguendo con interesse la sua attività pastorale e sociale. Oggi si è incontrato con il direttivo pensionati di Vicenza, che era passato in delegazione nella sua terra del Sergipe, ospiti in casa sua. C’era pure don Valentino Grolla, direttore dell’Ufficio Missionario di Vicenza, che si è rallegrato dell’attività di solidarietà svolta dal sindacato dei pensionati.
Strette di mano, abbracci, ricordi e poi la verifica degli impegni, e la continuità di un dialogo che costruisce sempre nuovi rapporti, ed accompagna progetti di formazione.
24 settembre 1995 – Quinta festa Brasiliana a Portile nel territorio di Modena. Ne scriviamo per sovrabbondanza di cuore, anche perché la cronaca spetterebbe ai responsabili di zona. Ma la commozione ancora fa tremare loro la mano, che scorre incerta sulla carta riciclata.
Il tema Etica della differenza non faccia pensare ad una replica, o ad un recupero. Ché sul tema si sono lanciati oratori ben preparati su aspetti diversi di culture lontane, ma anche nostre.
Ricordo di corsa i nomi, in parte noti ai lettori di Madrugada: Giacomo Matti, Il lavoro nella cultura dei popoli africani, del quale rammento la preziosa rivista Africa Mediterraneo con un comitato di studio prestigioso, che tutti i cultori dell’Africa dovrebbero possedere e leggere (ne abbiamo dato notizia al numero 16 di Madrugada). Inoltre Isabel Dos Santos sui ragazzi di strada. Ed infine Don Giuliano Stenico responsabile del Ceis di Modena su Diversità – Omologazione? Tossicodipendenza ed emarginazione. Ha toccato due temi: dell’inserimento operato, ma con visione critica e del rapporto del volontariato con l’emarginazione. Sarei ben felice di poter pubblicare il suo intervento, ma purtroppo non riesco a rintracciare il suo scritto, la sua minuta. Ma ci spero sempre.
Delizioso poi il pomeriggio rallegrato da piatti speciali e da diversi gruppi musicali. La celebrazione eucaristica è stata allietata da canti, danze e da appelli in lingue diverse ad annunciare una varietà culturale che rallegra il cammino dello spirito universale, e del nostro.
25 settembre 1995 – A Vicenza padre Aldo Giazzon di Alagoa presenta ai dirigenti della Cisl di Vicenza il progetto di sostegno alle attività di lotta contro la violenza nelle campagne della canna da zucchero in Brasile.
26 settembre 1995 – Geronazzo Giorgio, Cucchini Chiara preparano un corso per animatori; che non ha rapporto diretto con Macondo; ma… l’intenzione è di pensare assieme con loro, se non di preparare, un campo estivo per adolescenti e giovani nello spirito della mondialità e dell’incontro alla pari.
A proposito, quale sarà al prossimo anno il tema della festa brasiliana? Forse la città? Ho raccolto la notizia nel vicolo stretto di Albanea, una città ai bordi del cielo; ma qualcuno l’aveva sentito sussurrare nell’incrocio principale di Amaranta, e si era disperso dietro il claxon di una cabriolet.
5 ottobre 1995 – Pagnano (Tv), Stoppiglia parla alla comunità sulla paternità. Interviene all’incontro anche Pino Scotton, in partenza per il Brasile.
12 ottobre 1995 – A Bassano del Grappa, alla Casa degli Scalabriniani si è tenuto un incontro sugli Indios Yanomami. Promotore l’associazione Slow Food, che intende finanziare una cucina per preparare cibi locali ai degenti dell’ospedale Hekura Yano (lo spirito che guarisce); perché gli indios possano sentire lontano da casa gli odori e sapori delle loro vivande e non trovarsi dolosamente separati dal loro popolo. Il relatore padre Giovanni Saffirio ha presentato l’attività della sua comunità a Boa Vista: rispetto della cultura locale e della medicina e di coloro che quella medicina esercitano (sono quelli che noi abbiamo sempre chiamato in senso spregiativo gli stregoni), per non spezzare i legami di quei popoli con i loro capi e le loro abitudini. L’incontro si è concluso attorno ad un tavolo imbandito di cibi e vino preparati dagli Slow Food.
13 ottobre 1995 – La Chiara, che è la figlia di Berti Adolfo e di Luisa si è laureata in medicina. Gli amici augurano a lei tanta salute, ed ai suoi pazienti una pronta guarigione.
14 ottobre 1995 – A breve distanza dalle emozioni del viaggio in Brasile, si sono incontrati gli amici di Macondo che avevano preparato il loro itinerario con l’associazione. Ricordi, nostalgia, ma soprattutto la domanda se l’incontro con i brasiliani ci sia stato ed in che termini; e se ci sia una possibilità di continuare quel rapporto iniziato nell’entusiasmo, e che ora nel quotidiano si tradurrebbe nella capacità di mutare i nostri paradigmi, cosa sempre difficile ed a volte pericolosa.
All’incontro erano presenti almeno quindici persone. Il flusso dei Macondini in Brasile non è molto alto. Forse bisognerebbe incrementare i viaggi. In positivo dobbiamo rilevare che molti altri sono gli ospiti della casa, che conoscono Macondo di riflesso. Ma ciò non ci esime dall’offrire agli amici la possibilità di conoscere il Brasile e l’America Latina.
Ma chi paga? disse la voce fuori campo. Il vento si portò via la risposta che andò ad appoggiarsi sui rami verdi del desiderio. E germogliarono i fiori gialli della curiosità. Il resto fu come una corsa folle giù per il pendio del monte, sulle ali dello zeffiro.
18 ottobre 1995 – A Comacchio per il funerale di Anna, cara amica, che lascia in terra due figli, e Luigi, suo caro compagno e sposo. Ora, un poco smarrito, il nostro postino continuerà a recapitare le carte che uomini e donne continuano a scambiarsi; carte attese, carte cestinate, carte colorate, ruvide, pavide, che portano i segni delle nostre attese e delle nostre paure. Delle nostre gioie e del nostro tormento. E Luigi continua a recapitare la nostra corrispondenza, perché non ci perdiamo nel labirinto delle nostre nebbie.
20 ottobre 1995 – Ad Este, donde partirono gli Estensi che da quella terra prendono il nome, don Gianni Gambin e la sua associazione hanno preparato un incontro con don Pierino Gelmini. La chiesa cattedrale era gremita; intensa l’emozione accesa da don Pierino, che molti chiamano padre, e che condivide con tanti lo spazio della vita ed il calore di un’affettività che si moltiplica nel dono.
21 ottobre 1995 – Coordinamento Nazionale di Feriole (Padova). L’incontro si protrae dalle 15 di sabato fino alle 15 di Domenica. Per l’incontro apriamo una finestrella in altro spazio, per non appesantire la lettura dei divoratori della cronaca. Come si era previsto in altro spazio della cronaca, il tempo sui colli Euganei è meraviglioso.
Finestrella con doppio vetro a difesa del freddo intenso Feriole, zona dei colli Euganei, 21-22 ottobre 1995. Convocazione di coordinamento. Sono presenti i coordinatori, ma anche altri che svolgono attività in diversi territori del nostro paese. Il tema dell’incontro è Macondo: tra movimento ed associazione. L’obiettivo non è quello di rafforzare la struttura e dunque di trovare nuovi operatori per l’associazione, ma quello di approfondire le motivazioni di Macondo e su queste costruire anche l’organizzazione. L’incontro è aperto da una relazione di Giuseppe Stoppiglia che dà le coordinate per l’identificazione del concetto di popolo. Ancora non è chiaro l’orientamento del suo discorso. Un popolo costruisce la sua identità nella direzione che dà al suo percorso. Ed il suo percorso non è un avvolgersi, ma un andare verso. E non può essere neppure il suo benessere, o la sua laboriosità; anche se queste cose non sono estranee al suo processo di crescita. Un popolo si definisce nel rapporto che tiene con gli altri. Nello scambio un popolo si qualifica, come si qualifica l’individuo nell’incontro. Il gruppo di Feriole è composto da venticinque persone. Ascolta con attenzione quanto Giuseppe sta esponendo, anche perché sempre ci si aspetta delle direttive da incontri come questo e non certo di fare ulteriori sforzi di analisi per operare. Giuseppe continua la sua riflessione: la rivoluzione antropologica odierna consiste nel passare dall’attenzione a ciò che si possiede, a ciò che si è. Ed invece oggi succede che le cose, la proprietà sono inattaccabili e la persona è sempre intaccabile. La faccenda è servita a costruire le nazioni, ma anche a disgregarle nelle guerre. Ora il discorso comincia a delinearsi sui percorsi magnetici dei presenti. Macondo in questo cammino di ricerca dell’identità può essere un’oasi, e può essere comunità educante; ma non come territorio integro dal cambiamento, perché la sua funzione, quella di Macondo, è di favorire l’incontro, e dunque l’accoglienza e l’apertura dell’orizzonte. Che ci siano stati degli interventi è inutile dirlo, anche perché il discorso preso così da lontano aveva bisogno di correre con le nostre gambe e calzare le scarpe di ciascuno. E dunque tutti hanno tentato di vedere nel loro percorso personale le corrispondenze o le incongruenze manifestate dalla relazione. D’accordo con la rivoluzione antropologica; ma intanto noi quale identità abbiamo? ci è chiaro che l’approccio e l’incontro sono in effetti l’unica nostra possibilità di essere? e questo, cosa significa? e che senso ha l’espressione di Macondo comunità educante, se insieme siamo contro rigidità di ruolo, e dunque contro programmi prestabiliti? Carmelo diceva che solo in un discorso di mutamento è possibile accogliere l’espressione di Comunità educante. Più facile l’accoglienza del concetto di oasi, anche perché entra nell’immaginario della rassicurazione e culla i nostri desideri di pace. Rimaneva da chiarire il ruolo di Macondo come organizzazione: e cioè quali siano stati e quali vorranno essere gli ambiti della sua attività. E qui si è cercato di riportare il discorso di qua dal vago ed entrare in un territorio ben definito. Ma come definire un gruppo in moto? Che misura dargli, se non sta fermo e rifiuta gli standard? Anche se si è stabilito di passare ad una Commissione il compito di individuare i campi di intervento di Macondo, e dunque vedere quali siano le attività minime di intervento (i viaggi, le attività di formazione, la rivista Madrugada, la casa in Brasile), dall’altra si è ribadita la funzione propedeutica di Macondo. Ed è per questo che non si danno a quelli di Macondo delle sponde rigide: queste potrebbero servire sia come tracciato, che come sostegno; ma in tale maniera impedirebbero l’approccio personale di ciascuno, e farebbero da filtro a quello che deve essere il rapporto responsabile di quanti desiderano uno scambio che parta dalla persona. Dalla propria persona ed esperienza. Operazione educativa dunque. Per questo la struttura, pur presente, che consistenza deve avere, per non soffocare il movimento di Macondo? |
28 ottobre 1995 – Corso “Animatori Val di Brenta” a Lazzaretti di Foza, sull’altopiano di Asiago. È iniziato il corso cui abbiamo accennato in altra parte della cronaca. Giorgio, Baldassare e Chiara assieme a Giuseppe hanno iniziato un percorso, che ha come prospettiva un’autonomia nel lavoro di formazione che gli animatori intraprenderanno nel loro territorio.
30 ottobre 1995 – Giuseppe, Adriano e Pino partono per il Brasile; torneranno a scaglioni per evitare gli incontri con la stampa. Solo noi di Madrugada abbiamo potuto intervistarli; agli altri solo qualche flash è stato concesso, naturalmente senza foto ed è per questo che non son apparsi sulle copertine di tiratura internazionale.
2 novembre 1995 – Ultimo saluto a Livia Santini, in una chiesa gremita di amici e di popolo. Dalla piazza antistante la chiesa di San Giuseppe di Marostica, sotto un cielo cupo di tempesta gli abbracci e il cordoglio di tutti. Ancora risuonano le parole del fratello in cima al presbiterio: “Ci hai lasciato un testamento difficile e soave di accogliere l’altro senza schemi per quello che è, e non secondo le nostre attese”. Livia è partita, non scomparsa. Ora i nostri passi sono più fermi nella direzione che lei ha già percorso.
2 novembre 1995 – A Vitoria d’Espirito Santo, in Brasile, si fa l’incontro di coordinamento di Macondo-Brasile. Sono presenti: Dilvo Peruzzo, Waldenyr Caldas, Naraguassù Serena Pureza, padre Edilberto Sena, padre Taddeo Gabrieli, Gino Tapparelli, Cardoso Junior Leonidas, Maurizio Ortu, Maria Stoppiglia, Salvino Medeiros, dall’Italia Giuseppe Stoppiglia e Adriano Guglielmini. Altri amici sono Gianni Bordin, Pino Scotton e Cecilia, moglie di Dilvo.
Dopo l’incontro con persone, istituzioni e attività di Vitoria, il gruppo inizia i lavori sotto la direzione di Dilvo Peruzzo. Si parte dall’esperienza maturata in questi anni in Brasile nel lavoro quotidiano e nell’incontro con gli amici dall’Italia; e anche dall’esperienza maturata dai viaggi e incontri che alcuni brasiliani hanno compiuto in Italia grazie anche agli amici e soci di Macondo.
Si va delineando sempre di più la volontà da parte di Macondo-Brasile di costruire un rapporto più stretto tra i membri in Brasile, favorendo lo scambio tra loro. Inoltre si muovono i primi passi strutturali per realizzare in termini sempre più autonomi lo scambio con l’Italia. Da un ruolo di supporto o di referenti come venivano definiti, col tempo e per gradi, con una chiarezza sempre più evidente negli incontri annuali, si va delineando il loro ruolo di soggetti. Importante per noi è stato finora il servizio che pur tra difficoltà ed impegni hanno saputo offrire agli amici italiani. E di questo noi ne siamo grati, perché l’impatto con il Brasile tramite loro è stato sicuramente più fecondo.
Per quanto riguarda la Casa di Accoglienza, la gestione della stessa sarà tenuta fino al millenovecentonovantanove, con il programma di incrementare il suo utilizzo a partire dall’Italia e dal Brasile.
Sul lato organizzativo ricordiamo che l’avvocato Salvino Medeiros coordina le attività per la Difesa dei Diritti Umani a Manaus e Rio de Janeiro; opera con un gruppo affiatato nella favela di Manguinos a Rio ed è stato eletto responsabile del Macondo-Brasile. Lo affianca, quale segretario organizzativo, Maurizio Ortu, che già da un anno collabora con Macondo nell’attività di costruire gli incontri e le relazioni nella Metropoli e con gli amici delle altre città. Vive nella Città Carioca da ben sei anni ed ha sempre lavorato in attività sociali. È sardo, ha lavorato alla Fiat di Torino, nel sindacato ed ora nella città che abbraccia la baia di Guanabara (cosa che mi pare mancasse al suo conterraneo Gramsci, perché l’hanno fermato gli uomini della Provvidenza, a scrivere Le lettere dal carcere).
Agli amici brasiliani auguriamo di cuore buon lavoro!
7 novembre 1995 – Giuseppe e Pino sono partiti per Rio Branco, ospiti di padre Umberto Scalabrini. Giuseppe poi è sceso verso San Paolo, ospite delle suore Comboniane e dell’amico Renato Baldan che vive in una favela.
A Campinas, Bepi si è fermato presso Trasferetti, un sacerdote ed insegnante brasiliano conosciuto in Italia al tempo dei suoi studi teologici in Roma ed ora attivo in una pastorale che si sviluppa attorno al vangelo e nella accoglienza delle diversità. L’occasione è stata propizia per un dibattito ed una celebrazione sull’Accoglienza. Presenti almeno cinquecento persone.
25 novembre 1995 – Ad un mese dal Natale, mentre chiudo la cronaca e rammento che Adriano, Giuseppe e Pino sono tornati ed in buono stato dal Brasile, rivolgo a tutti un augurio di pace e di serenità. Se il mio augurio non arriva in tempo, mi aggregherò agli angeli che cantano sempre la notte di Natale: il timbro della mia voce è baritono, ed occupo un posto nella terza fila del coro, dietro l’Angelo Azzurro. Buon Natale!
Notizie dall’area Sud di Angelica Sansone “Dare un senso alla vita può condurre a follia, ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio, è una barca che anela al mare eppure lo teme” Non so perché mi sono tornati alla mente questi versi: sarà il ricordo di Gianfranco che per tutta la sua breve vita inseguì l’utopia o sarà perché mi rendo conto che il senso della mia vita e di altre vite è una ricerca che può condurre a follia? Che cosa significa, infatti, vivere in questo nostro contesto così frammentato e nello stesso tempo così complesso? Significa, forse, convincersi che è giusto continuare a dare senso alla propria vita perseguendo l’utopia? Macondo, la cui sensibilità è fatta propria soprattutto dagli adolescenti e dai giovani, per gli adulti rimane un progetto… senza programma… E la nostra associazione, oltre a richiedere sensibilità e disponibilità, richiede creatività, gioia e partecipazione attiva per la realizzazione dell’utopia! Il Mezzogiorno non è più, forse, il luogo in cui possa trovare spazio l’utopia perché il quotidiano incombe e le preoccupazioni sono tali da non consentire di “volare”. E allora come riuscire a far rientrare tutto in un bilancio familiare sempre così precario? Come far vivere la dignità ad un giovane che sa, invece, di poter contare solo sulla famiglia? Quale significato attribuire al termine solidarietà? Come parlare di utopia a chi, forse, non è più capace di vivere la speranza? Eppure il sole è splendido e il mare, se pure in più tratti inquinato, si mostra nei suoi colori più belli e la natura esplode in tutta la sua bellezza… E allora le cinquantamila lire da spendere per l’adesione a Macondo possono essere una particella in più per quel bilancio così precario. Vi sembra retorico tutto ciò? Al di là delle facili analisi – …ma è il consumismo che spinge a spendere senza criterio… – la situazione qui da noi è veramente esplosiva o, forse, deprimente, come afferma Francesco; eppure la dignità della gente non viene meno. Non so quanto questo mio scritto potrà risultare efficace per descrivere una situazione che non appare in tutta la sua gravità, ma che si evidenzia attraverso tanti segnali. Non mi stanco, perciò, di ripetere a chi dimostra interesse per la nostra associazione che quello che chiedo, almeno per ora, è l’investimento della loro sensibilità e la loro partecipazione. Ai giovani chiedo di compiere insieme un percorso che permetta loro di crescere e di far propri i problemi di questo nostro pianeta che diventa sempre più la “casa” di ciascuno di noi. La situazione di malessere, di confusione e di incertezza è tale che per ben due volte ho dovuto disdire la festa e poi ho dovuto spostare anche un dibattito che ci avrebbe visto discutere sulla possibilità di superare la marginalità che si vive in maniera diversa in tutte le fasce di età. L’impegno assunto non ha più valore, come non ha più valore il rispetto reciproco, la stima e la fiducia. E testardamente senti che devi continuare con generosità, con rabbia, con la consapevolezza che gli ostacoli da superare per costruire una sensibilità, sono tantissimi. Quali le strategie? Essenziale la formazione dei giovani, che devono saper comunicare agli altri la loro disponibilità e gioia. Organizzazione di momenti di aggregazione voluti dagli stessi giovani per la diffusione dell’idea. Festa annuale che, forse, dovrà diventare itinerante. |