Macondo e dintorni
27 luglio / 3 agosto 2008 – Palermo. Camposcuola Macondo e Sindacato Edili CISL.
Il vento ci sferza i capelli sulla prua del traghetto che ci sta portando a Messina, quasi a impedire il lento incedere della nave. Sono 3,2 i chilometri che dividono la Sicilia dal continente: quanto basta per far sì che i siciliani siano sempre stati, di fatto, fuori dallo stivale.
La prima sensazione è proprio che la Sicilia sia un mondo a sé, con i suoi colori, le sue regole, la sua gente, il suo ritmo, e che tutto proceda così lentamente che solo uno sguardo attento può cogliere questo movimento. Raggiungiamo finalmente la nostra meta, Palermo: davanti alla sua meravigliosa cattedrale ci sono case diroccate, davanti alla chiesa della Martorana colonie intere di cani randagi lasciati allo sbando, davanti alla focacceria San Francesco una volante dei carabinieri fissa, perché il proprietario è uno dei pochi commercianti che ha deciso di non pagare il pizzo alla mafia. Ma anche tra i muri e gli edifici diroccati del quartiere Ballarò si può scorgere una luminosa cupola maiolicata, quella della Chiesa del Carmine. Non è tutto come sembra: basta voltare l’angolo d’improvviso, affacciarsi di soppiatto da una balaustra o aprire una finestra chiusa da tempo e ci accorgiamo che il nostro sguardo era semplicistico, che l’aria non è poi così immobile, che il vento fischia…
Questo ci ha permesso il camposcuola «Palermo 2008»: di confrontare la teoria con i fatti; di scoprire una realtà totalmente diversa dalla nostra; di avere una conoscenza meno mediata del fenomeno mafioso; di capire che c’è una società civile che si batte perché le cose cambino. Ed è proprio quest’ultima che muove l’aria, che lancia il messaggio «Resistere». Resistere al «Sistema mafioso» che grava sulla Sicilia, in particolar modo, ma anche sul resto d’Italia.
Scrive Letizia Paoli nel suo libro Fratelli di mafia: «Le cosche mirano soprattutto all’esercizio di una signoria politica all’interno della propria comunità». La ‘ndrangheta in Calabria viene spesso anche chiamata «onorata società». Riconoscenza, onore, rispetto, è questo che vuole la mafia perché altrimenti non potrebbe esistere. E lo ottiene attraverso la paura, l’intimidazione, la povertà, l’ignoranza.
Ma c’è chi agita le acque e non lascia che tutto si acquieti in una «pace terrificante», per dirla alla De Andrè.
Il camposcuola ci ha fatto conoscere alcuni di questi volti. Una carrellata di immagini vivide e calde nella mia mente: dal volto paternalistico di Padre Garau a quello bonario e concreto del professor Cavadi; vedere all’interno dell’Associazione Zen Insieme la convinzione oltranzista di Bice e la mediazione e il dialogo di Fabio e Totò; dalla tenacia e forza delle parole dei testimoni della strage di Portella delle Ginestre al volto pacato di Giuseppe Impastato, fino al volto pieno di dignità e fierezza dell’imprenditore di Gela; dai ragazzi della Cooperativa Placido Rizzotto che lavorano costruendo un’economia etica andando contro gli interessi della mafia, ai volti dei bambini di Papirolandia che ancora sognano un lavoro e un futuro dignitoso…
E così anche il nostro camposcuola: uno dei fini primari era proprio quello di costruire relazioni tra i circa 70 partecipanti provenienti da tutta Italia, di creare un gruppo capace di rielaborare gli input ricevuti e rifletterli al mondo esterno. Sindacalisti, delegati sindacali e studenti che si scambiano idee e si confrontano sul mondo d’oggi riscoprendo i valori e i vantaggi che si traggono dal confronto, dall’incontro.
L’esperienza del Campo Scuola di Palermo è stata un esempio di associazionismo ben riuscito: il solo fatto che di i passanti vedessero una società civile, seppur piccola, sui campi sequestrati a Bernardo Brusca è un messaggio chiaro alla mafia: i siciliani attivi non sono soli.
[Davide Agostoni] 9 agosto 2008 – Segusino (Tv). A Milies, che nel nome misura la sua distanza dal paese municipale, Fabio Crosta, quale capo servizio autorevole, organizza un incontro con un gruppo di famiglie della parrocchia di Maserà (PD), impegnato nel settore dell’equo e solidale e dell’educazione alla fede, sul tema Ancora volontariato: quale significato. Il gruppo vuole scoprire le coordinate dello spazio e del tempo e rompere con gli schemi vecchi delle verità assolute ed elegge come guida Giuseppe, per avanzare insieme sui battiti del cuore intelligente e del respiro liberante. Giuseppe traccia sulla lavagna alcuni simboli e racconta loro una storia che s’intreccia con il loro cammino e definisce i loro obiettivi.
22/23 agosto 2008 – Cavaso del Tomba (Tv). Sono arrivati gli scouts di Agugliano (Ancona), un poco a piedi e un poco coi mezzi pubblici e si sono fermati sulla piazza, in attesa che si aprisse la porta dell’ultimo ricovero. Si sono sistemati dentro e fuori il locale, il caldo lo permette e lo esige. E poi hanno ricevuto la visita di Giuseppe e Gaetano, ché spiegassero loro l’origine di Macondo che è come spiegare la radice di un’avventura, la direzione dello sguardo, i battiti di un cuore pensante, scaturigine di ogni decisione che resiste alla violenza.
Hanno acceso i loro fuochi, mangiato, dormito, all’alba si sono svegliati, hanno spento i fuochi, ripreso i loro zaini e si sono avviati verso il mare, donde erano partiti.
25 agosto 2008 – Pove del Grappa (Vi). Inizia un breve corso di portoghese con due alunni in partenza per il Brasile. Questo è solo uno spot pubblicitario, per ricordare che per andare in un paese, oltre che il biglietto e il bagaglio serve un cuore nuovo e una lingua nuova.
28 agosto 2008 – Palermo. Giuseppe scende per benedire il matrimonio di Mauro Ferrari e Giovanna nella chiesa grande; chi ha visto il Gattopardo o ne ha letto il libro ricorda certamente la festa di palazzo, la musica, i vestiti, i volti degli attori, le maschere, e qui i bimbi che corrono lungo la navata della chiesa, i genitori che si commuovono, gli sposi anche, i convitati che battono le mani alla fine del rito, il rettore della chiesa che guarda l’orologio non per sé ma per l’ufficiale ecclesiastico che accompagna il rito, che aggiunge parole e gesti, che il rettore fatica a seguire. E sul sudore dei presenti scende la brezza di mare e gli sposi sull’ala del vento volano oltre lo stretto, di Messina si intende.
28 29/31 agosto 2008 – Asiago (Vi).
Convegno estivo per famiglie e adulti.
Titolo del convegno: L’amore politico.
Relatori di prestigio: il giudice Alessandra Camassa, il filosofo Roberto Mancini e il biblista Carmine di Sante. Sono arrivati da ogni parte d’Italia, hanno superato la siepe e il muro di cinta, hanno preso posto nella sala grande, per ascoltare, annotare, intervenire, battere le mani e fischiare.
Hanno lasciato i bimbi in custodia di due maestre, in ottemperanza alla direttiva Gelmini, che esige il maestro unico, ma non proibisce le maestre in collettivo pedagogico.
Prende la parola Giuseppe, per enunciare il tema: l’amore politico.
Chiede a ciascuno di presentarsi, nome e paternità, poi prosegue nell’illustrazione del tema, senza immagini, solo a parole, con una lunga perifrasi, che sbuccia l’arancia, elenca gli spicchi, sputa i semini se non sono arancini o clementine e aggredisce l’oggetto.
Qualcuno avanza l’Opa, ma l’azione è blindata e dunque silenzio in aula e attenzione agli scricchiolii: per uscire dall’epoca delle passioni tristi, in una società complessa in cui la libertà diviene arbitrio e in cui il bene e il male sono legati all’interesse personale, è necessario individuare una priorità, e sta nella relazione e nel bene comune, che è sguardo e scelta dell’ultimo.
Al sabato mattina apre la conversazione Alessandra Camassa: come giudice ha il dovere di applicare la legge, ma la legge va applicata alla realtà, al quotidiano. Per questo l’amore politico consiste nello sporgersi verso l’altro, verso l’imputato e verso le persone che ruotano attorno a lui, all’ambiente, capirne la mente e il cuore, pur tenendo la distanza sufficiente per un giudizio che rispetti la legge, ma insieme non sia un’applicazione astratta.
Nel pomeriggio di sabato parla Roberto Mancini su Le conseguenze politiche della speranza. In un mondo ridotto a economia, che è pura sopravvivenza, la competizione diviene un corollario e la felicità degli umani una minaccia rispetto al pensiero unico, che è la materialità del sopravvivere, per spegnere ogni speranza. L’amore politico riaccende la speranza, perché cerca la vita e alla competizione sostituisce la convivialità.
Conclude Carmine: il messianismo è la proposta di affrontare il male con il bene, la violenza con la non violenza. Non è un’idea, ma un agire. Gesù affronta la sua lotta a partire dal cuore, che è il centro delle decisioni.
Il luogo originario delle beatitudini è il cuore dell’uomo; e il luogo dove vivere le beatitudini è il quotidiano, in cui chi conosce il pianto, la fame, l’ingiustizia, fa in modo che questa si trasformi per gli altri in giustizia, gioia e condivisione dei beni della terra, per rompere la catena che lega l’uomo al ceppo dell’odio. Non che si possano applicare alla politica le beatitudini, ma le beatitudini sono il pre-politico, lo sguardo con il quale noi entriamo nella politica, nella vita sociale e civile. Senza questo sguardo rinnovato, la politica diventa vuota e diviene casa della violenza.
5 settembre 2008 – Rettorgole di Caldogno (Vi). Presidio dei No dal Molin. Festa e incontri. Al presidio viene organizzato un incontro su Globalizzazione e attese di pace; introduce i due relatori Olol Jackson sul tema Il nuovo ordine mondiale: è questo l’unico mondo possibile? I nomi dei relatori «Toni e Bepi» sono una consuetudine in terra veneta, la sorpresa nasce dall’accostamento dei cognomi «Negri-Stoppiglia», ma anche qui la diversità è una risorsa, funziona: Stoppiglia afferma che il mercato globale plasma il pensiero unico. E aggiunge che il Veneto è succube del potere politico e non sa creare leader capaci di promuovere il bene primo che è la pace.
Toni Negri, autore del libro «Impero», afferma che i patti bilaterali USA-ITALIA non hanno più senso di esistere.
Finita la guerra fredda, solo li impone chi vuole avere potere sul mondo: gli USA. I due si guardano e riprendono la loro strada, ché lungo è il cammino e la notte è nera.
6 settembre 2008 – Santorso (Vi).
Il Comune organizza La 14a giornata della solidarietà, che si snoda su tre giorni che quest’anno hanno come tema generale L’acqua: diritto di tutti.
Al sabato il dibattito pubblico apre su La solidarietà nel Veneto oggi, parlano don Giuseppe Stoppiglia e un rappresentante di Banca Etica. Sotto il tendone si raccoglie un bel nugolo di gente. Oggi, afferma Stoppiglia, i valori del passato sono caduti o sono solo astratti. Non c’è un percorso personale e politico per ricostruirli. È il tempo delle passioni tristi, in cui ciascuno guarda a se stesso e tira a campare; delusi e senza speranza. Banca Etica illustra il cammino svolto e le attività conseguenti, le prospettive, le difficoltà e le opportunità di una lunga azione solidale.
Stesso giorno, a Ferrara, battesimo di Emma, figlia di Fabiano e Federica, nella chiesa della Sacra Famiglia, da non confondere con la Sagrada Famiglia di Barcellona, cui assistono numerosi gli amici e i parenti, italiani e brasiliani.
7 settembre 2008 – Dueville (Vi).
Sono giunti nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, Mariano e Paola provenienti dall’Oregon nord ovest, Stati Uniti d’America, assieme al figlioletto Luca e attendono il celebrante per siglare il loro matrimonio e battezzare il figlio; i convitati sono impazienti; il sole illumina le vetrate, qualcuno guarda l’orologio, e siamo già alla benedizione degli sposi, Giuseppe testimone ecclesiastico del rito si congeda: il celebrante siete voi, così è svelato il mistero dell’attesa e tutti battono le mani. E gli sposi tornano felici a vivere nell’Oregon, a fianco dell’Oceano Pacifico.
12 settembre 2008 – Pove del Grappa (Vi). Arrivano Fulvio e gli amici da Bergamo, Lecco e Como per una verifica sui temi della formazione e per una lettura dei segni dei tempi, poi si dirigono su Cartigliano, al ristorante GibbsHome, la casa delle streghe, dove consumano tra lampi e tuoni un pranzo magico, senza filtri amorosi, su piatti variopinti che contengono infusi odorosi. Nel recinto un cane gigante rincorre i lampi e abbaia alle nuvole.
Solo Giovanni può fermarlo.
13 settembre 2008 – Selvazzano Dentro (Pd). Il cielo è coperto e quando la bara esce dalla chiesa, inizia la pioggia. Abbiamo celebrato il funerale di Piovan Antonio, padre di Dario, che ha letto due parole di commiato al padre, nonno di Iacopo, che seguiva i movimenti degli adulti con malcelata incredulità e di Pier Matteo che pensava alle storie raccontate dal nonno, storie vere, storie di vita quotidiana, mentre il sacerdote ne rammentava gli ultimi giorni di vita.
Vicenza. Alla sera festa ai No Dal Molin, con torneo di prediche, spettacolo improvvisato sotto il tendone mensa, che raccoglie mille persone, su cui la pioggia batte minacciosa, e che sostituisce il palco all’aperto del prato di Cresole. Inizia il torneo di prediche cui Massimo Cirri (ricordate Caterpillar?) sottopone membro qualificato del clero locale (in semi incognito G.S.) che subito passa la parola a Natalino Balasso, padre Basso, il quale nel suo dialettale discorso, griderà: «Ma perché destinare Dal Molin (notare la parola) per le armi e non invece per il pane?». Il pubblico ride divertito e applaude.
23/24 settembre 2008 – Potenza. Al corso Filca Cisl Regionale, Giuseppe è invitato a parlare di don Milani e del suo messaggio. Ed è opportuno e attuale oggi anche per il sindacato, quando la parola è manomessa e il criterio di verità è contraffatto, riprendere l’insegnamento del maestro, che voleva dare la parola ai poveri, a quelli che non potevano pagarsi la scuola, per affrontare la realtà e combattere l’ingiustizia: «I ricchi non ne hanno bisogno e hanno un’altra formazione», affermava. Il suo insegnamento, ancora attuale, prende posizione netta sulla condanna della guerra e la difesa della obiezione di coscienza che allora costava agli obiettori il carcere, la prigione.
27 settembre 2008 – Ferrara. Isola del Tesoro, Centro per le famiglie. Si tiene oggi la redazione di Madrugada.
Ci sono tutti, quasi. Una lunga conversazione sulla struttura e sui contenuti della rivista, che ha recuperato molto sul linguaggio, sulla scrittura, ma non deve perdere l’attenzione dei contenuti. Vengono proposti due nuovi monografici: uno sui processi di cambiamento nella città e l’altro sull’indifferenza. La sera il gruppo si ritrova a cena presso un ristorante di Ferrara. Ed è a cena che nascono le storie, le fantasie, a volte le indigestioni, gli amori e si scopre chi fuma e chi no.
28 settembre 2008 – Valle San Floriano (Vi). Marcia per i bambini di strada. Siamo arrivati all’ottava edizione grazie alla perseveranza del gruppo di Valle San Floriano, un tempo giovani aitanti, oggi con nuove responsabilità sociali e familiari. All’alba sono già presenti gli atleti della maratona, alle nove dopo la colazione latte e biscotti arrivano le mamme e le nonne con i figli e nipoti e le giovani coppie. È un pullulare di colori e di voci. Un gruppetto di uomini, donne e bambini assedia il palco dei premi; il presidente, accompagnato dalla voce di Gianni Castellan, consegna ai capigruppo i premi che liberamente vengono scelti; ma ne rimane anche per gli ultimi. A mezzogiorno, quando suona la campana, tutti in tavola. E scende dai monti anche il gatto con gli stivali a controllare che tutti siano rientrati e che a tavola non manchi il buon umore. Il ricavato della marcia sarà devoluto a progetti di solidarietà, con particolare attenzione alla formazione dei ragazzi.
1 ottobre 2008 – Venezia. Gaetano parte per Argentina e Brasile. Attraversa l’oceano, plana a Buenos Aires e poi s’incammina verso Avellaneda e Cordoba a visitare le periferie delle città, le famiglie che hanno figli adottati a distanza da padrini e madrine italiane.
Poi a lunghi passi come Gulliver salirà verso la città di Rio de Janeiro dove lo attende il grande evento, per farsi piccolo e scomparire come nel paese di Lilliput tra la folla che segue il matrimonio di Mauro e di Milse, che poi festeggeranno sul pensile della Casa Dom Helder dell’associazione Amar, accompagnati dal gruppo dei ragazzi Artedacor della Mangueira, che batte il ritmo dell’allegria sui tamburi di latta e cuoio. Poi il G visiterà le associazioni São Martinho e Amar per vedere, ascoltare e poi riprendere il cammino della solidarietà.
15 ottobre 2008 – Rimini. Carlo Basso carica Giuseppe in auto e lo accompagna a un incontro di ottanta operatori sindacali nazionali, convenuti nella sede dell’Unicredit a discutere sul ruolo educativo del sindacato dentro un sistema finanziario che cura la competitività, il profitto e le apparenze e non sa offrire il senso umano della speranza.
20 ottobre 2008 – Pove del Grappa (Vi). Debora è tornata dal Sudan dopo il periodo di lavoro svolto a Khartoum, nell’ospedale di Emergency, come cardiologa e ci racconta della sua attività, del flusso interminabile di gente che chiede aiuto e che viene introdotta per un possibile intervento. Con lei ad allietare la serata sono arrivati anche Alessandro e Silvia con il piccolo Alberto, intimidito al primo impatto con la casa dei venerabili e poi travolto dalla curiosità di vedere e di scoprire un nuovo territorio misterioso.
24 ottobre 2008 – Bassano del Grappa (Vi). Auditorium dell’Istituto Graziani. Un serata con Latouche.
Pareva il giorno del giudizio, quando le popolazioni arrivano da ogni dove, sui carri e sui cavalli e riempiono ogni spazio, s’inerpicano su per le scale, occupano le sale e i corridoi, si fermano sulla piazzetta antistante, sotto gli alberi. Pare il giorno della riscossa dal torpore, mentre Wall Street brucia dollari ed euro e avanza la marea dei petrodollari e dei gas dollari. Quattrocento, cinquecento occupano la grande sala, seduti ovunque, per terra, sui gradini, nel corridoio, altri restano fuori, altri hanno già fatto razzia dei libri. Dal tavolo della presidenza il grande vecchio apre la seduta. La gente si schiera a destra a sinistra in mezzo e sul palco. Gli fa seguito un secondo anziano, pare la sagra dei saggi, se la canizie ancora gode credito. Poi finalmente parla Serge Latouche. Ora il silenzio si fa muto. Luca dalla sedia di comando del proiettore aspetta gli ordini del capitano per le diapositive; le immagini avanzano lente sullo schermo. L’oratore parla nella nostra lingua, con la pronuncia francese. Il pubblico si arrampica sulle parole.
«La crescita è una religione e ha un linguaggio mediatico forte; anche noi useremo un linguaggio diretto e proponiamo la decrescita. È uno slogan, ma diviene un programma, tramite un circolo virtuoso che si dipana su otto erre e si coagula sulla parola resistere e decolonizzare il nostro intelletto e il nostro cuore». Quando conclude, il pubblico batte a lungo le mani.
Propone alcuni quesiti, cui puntualmente Serge risponde, poi l’assemblea lentamente si scioglie, alcuni formano bivacchi e si scaldano attorno al fuoco delle parole e della speranza. La notte scende con pudore sulle strade e sul Ponte degli Alpini i tenaci brindano alla notte e alla Brenta con la tagliatella.
25 ottobre 2008 – Pove del Grappa (Vi). Incontro di Giuseppe col Gruppo Gasbosco di Bologna, guidato da Stefano e Sandro Medici, per un percorso formativo sulla decrescita e il rispetto della natura. La conversazione si è conclusa con una uscita in Val Campelle, al Crucolo, cui si è aggregato il prof. Latouche, dentro la casa dei parapampoli, sotto la cantina profonda dei formaggi e vini, attorno alla tavola dei canederli, che avrebbe sfamato anche Morgante e Margutte, ma meglio è stato che non ci fossero, ché si sarebbero mangiati anche il maiale in contumacia.
31 ottobre 2008 – Padova. Presentazione del libro Bianco e Nera di Federico Bollettin a Palazzo Moroni. Amanti per la pelle, è il sottotitolo del libro che don Federico ha scritto, raccontando la sua storia di amore con Fidelia, che è anche storia di integrazione, lui bianco e lei nera della Nigeria; una storia che non rinuncia al suo passato di sacerdote, anche se per ora, su questo versante, la Chiesa tace.