Macondo e dintorni
26 settembre 1997 – Ho tra le mani un giornaletto che porta il nome di un paese della Sicilia: Partinico; riscopro tra le foto il volto del sindaco Gigia Cannizzo di nostra conoscenza e sfogliando sono lietamente sorpreso di trovarvi il nome di Macondo, che si batte per la Giustizia. Sto mettendo insieme il materiale della cronaca, e come gli antichi cronachisti butto nel contenitore ogni cosa che mi viene alle mani: gingilli trofei ricordi medaglie e miracoli. Ad altri l’onor della critica e della ragione sistematica.
Oggi alla Comunità di Sant’Andrea di Torino, inizia il seminario sul tema “Adozione internazionale a distanza per lasciare ad ogni popolo i suoi figli”. Come tutti sapranno è la comunità cui fanno riferimento Giorgio Rossetto e Loredana, amici carissimi che in occasione del coordinamento sono impegnati in tale seminario che si conclude domenica. Voglio ricordare solo alcuni nomi di relatori intervenuti: Suor Zoé, Graziana Calcagno, Carlo Daghino, Alberto Tridente. La tre giorni si è conclusa con una cena brasiliana preparata dalla Cooperativa Guarany. L’odore acre delle cotiche che si mescolano ai fejò, la fredda birra antarchica abbinata alla dolce guaranì fredda imperlata, le carni tenere e croccanti con contorno di fritas, riso, farina di mangioca; e poi le banane fritte, la caipirigna e la caipirosca; e le danze e le parole hanno riportata sulla scena il vicino Brasile misterioso. Umano, che affronta i suoi drammi e tenta una risposta sua, senza dimenticare che il mondo è un grande girotondo in cui ciascuno è coinvolto. Rulla il tamburo, cupo e soave; si libra nell’aria volteggiando Dudù, come ala di gabbiano, senza spada.
(È mancata improvvisamente la mamma di Giorgio Rossetto. Sei tanto lontano che non posso battere sulla spalla, ma ti ricordiamo).
27 settembre 1997 – A Villa S. Bastiano di Vicenza, in quella che fu la residenza del Fogazzaro abbiamo fatto il Coordinamento delle attività di Macondo. Molti i presenti, per un totale di almeno cinquanta persone, che si sono organizzate in due gruppi, a formare poi due commissioni, che rispondono alle attività oggi prevalenti: quella per la Formazione, e la Interculturale, che cura i rapporti con i paesi dell’America latina. Molti hanno ricevuto nel mese di settembre il resoconto di quell’incontro (assonanza senza rima) prodotto dalla penna del presidente, per snellire l’informazione sui componenti delle due commissioni appena ricordate. Per quanti non sono stati toccati dal privilegio presidenziale, mi dispongo a versare il latte scremato dell’informazione. Allungate la ciotola, e non ne perdete goccia. Troverete in dettaglio il resoconto nella paginetta in fondo alla rivista a firma di Giuseppe,
4 ottobre 1997 – Al piano nobile del Liceo Brocchi di Bassano si inaugura una mostra fotografica del grande Sebastiao Salgado dal titolo “Terra” che presenta la vita dei contadini in Brasile. L’iniziativa è promossa dal Coordinamento “Sotto i cieli del Mondo”, ed è stata aperta da una relazione di Franìçois Turgotte che ha presentato il problema della terra ed il movimento dei SenzaTerra (Sem Terra) in Brasile, nel quale si è fermato per vari mesi a dar lezione di Italiano all’Università di Vitoria. Qualcuno forse ha già visto le immagini di uomini al lavoro, rilevate come volumi, che Salgado ha raccolto sui campi, e nelle miniere , nelle buche del Carajás. La mostra resta aperta fino al 18 ottobre. L’afflusso è stato soddisfacente.
5 ottobre 1997 – Il gruppo del Centro Missionario dei servi di Maria dell’Eremo di Ronzano ha organizzato una giornata mirata a raccogliere fondi per la salvaguardia dell’Amazzonia. Una collina in festa, con il sottotitolo Dio ascolta il grido dei poveri, era il tema dell’incontro cui ha partecipato anche Giuseppe Stoppiglia. Ronzano: le tue colline sono come cerve in corsa, ma fuma di lontano il verde della foresta. Le mani si stringono non per formare una barriera, ma un ponte di solidarietà.
18 ottobre 1997 – Cena di lavoro tra amici, anche in preparazione di un prossimo viaggio in Brasile. L’invito era stato formulato da parte di Nicoletta e Roberto; la risposta oltre che da Giuseppe e Gaetano è stata data da altri amici che hanno affrontato con buon umore i sapori della tavola e le parole a mezz’aria.
19 ottobre 1997 – Ci siamo avviati di buon mattino per Dosolo. Le pecore erano ancora addormentate. E ci siamo fermati per strada in località villaggio del Sole, nella parrocchia di san Carlo. Un chiesa a semicerchio aspettava Giuseppe Stoppiglia che avrebbe celebrato la messa nel pensiero de Lo straniero. I bambini cantavano e si spingevano in prima fila; c’erano anche alcuni ospiti senza rilievo. E poi le parabole di Giuseppe sugli stranieri, che hanno un corpo come noi; anche l’anima per ridere e per piangere. Dopo la messa Stefano ha firmato per lo sconto del debito estero dei paesi in via di sviluppo, nel fine millennio. Abbiamo acquistato il giornale presso un’edicola che pareva una salumeria, e poi scappati per l’incontro di verifica dei campiscuola.
Al mattino verso le undici a Dosolo si è aperta la verifica del campo. Provenivano i ragazzi da Taranto, da Siena, da Comacchio e dal Veneto, che è una regione del nord est. Il gruppo si è poi diviso in quattro sottogruppi, che hanno parlato di scoperte, proposte, verifiche sul senso e sulla direzione da darci per la crescita.
Dopo il pranzo preparato dalle mani solerti degli indigeni, che però non si sono esibiti nella danza del pentolone (tra parentesi ricordo che lo spazio ci era stato riservato da parte del parroco di Dosolo), dopo il pranzo sono continuati i lavori, che hanno affrontato in prospettiva, ed annunciato; non dico analizzato, anche se suonerebbe meglio i bisogni che nascono accanto; e si formulano insieme. Abbiamo terminato la giornata nella penombra della chiesa di Dosolo.
20 ottobre 1997 – Scrive dal Messico la Fulvia Callegaro, che sta lavorando nel campo di San José insieme coi bambini della scuola. Vive con altri ospiti dell’accampamento la vita del villaggio assieme agli Indios, una vita semplice a contatto con la natura. Non so se la natura è dolce; tutti dicono che è semplice; o forse noi entriamo dentro di noi, nel silenzio, ed ascoltiamo il suo linguaggio, che è più complicato della Divina commedia; ma è nelle corde dei nostri precordi. E diventa comprensibile, anzi trasparente.
25 ottobre 1997 – Era ancora bello il tempo e sereno il cielo quando Giuseppe e Simonetta si sono sposati nella chiesa di Maragnole di Breganze. Molti gli amici presenti, tanti i baci distribuiti tra i presenti, molte le parole pronunciate; effluvi di dolcezze e mari di commozione. Tutto qui? anche se non è poco, il filo del discorso puntava sulla vita vissuta e dunque la testimonianza, nella solidarietà per l’altro. Che non è cuor dolce, amore mio, ma ascolto costante e risposta attenta, che non si sfalda nelle difficoltà, si corrobora nella risposta o nel cenno che l’altro segnala. Celebrava il rito don Giuseppe Stoppiglia, e molti dopo di lui hanno preso la parola. Qualcuno riferisce che la cerimonia si è protratta per quasi tre ore. Le offerte in denaro raccolte al matrimonio sono state devolute per la formazione all’associazione Macondo. Un buon pensiero che emigra e canta come gli stornelli.
31 ottobre 1997 – Giuseppe parte per Brindisi e Taranto. E chi non lo avrebbe inseguito per rivedere gli amici? Si è fermato un giorno con il gruppo dell’Angelica. Lo so che non esistono proprietà, ma è pur vero che c’è ancora un’anagrafe. Si ritrovavano per fare una giornata di formazione. Pare sia diventata una parola d’ordine; ma l’ordine (nel mio dialetto che qualcuno definisce etrusco) significa vento forte che scuote. E dispiega le vele e porta verso il largo, o batte sugli scogli. Vento di tempesta: la necessità di mettersi in marcia, staccarsi per cambiare, capire, fare. Si è poi imbarcato per Caserta, dove si è incontrato con Sergio Tanzarella e Silvana, la Paola Stradi, con il vescovo di Caserta monsignor Nogaro. Pare abbiano preso visione di uno spazio dove fare un campo scuola l’anno prossimo. Giuseppe ama il Sud, ma l’accoglienza ricevuta glielo fa sempre più rimpiangere.
1 novembre 1997 – Un gruppo giovani di Macondo si ritrova a Enego a fare il punto, e ventilare attività ed incontri. Prima di prendere sonno negli austeri sacchi a pelo si raccontano mille storie per una sola notte. E quando si è spento il lume del genio fosforescente avevano dipanato solo parte della lunga tela; manca tutta la parte sensitiva; forse hanno setacciato solo il razionale. Cosa abbiano detto bisogna chiederlo a qualcuno del posto, ma forse nello spazio giovani troverai le fosforescenze di quella notte.
7 novembre 1997 – Piove. Sotto il campanile alto che non si vede, Giorgio Daniel aspetta Giuseppe e Gaetano per una cena a casa sua, prima della partenza per Boa Vista nel Roraima, a lavorare con padre Giorgio Dal Ben tra gli indios. Parte ai venti di novembre; forse sarà cessato di piovere e scenderà la nebbia. Un cordiale augurio da parte di Monastier.
8 novembre 1997 – Gli era stato rivolto l’invito da parte del cappellano; ed oggi si è incontrato coi giovani; erano ben cento, dell’A.C. e sono insieme rimasti dalle 17.30 fino alle 22.30. Serata impegnativa, mentre sullo schermo lampeggiava il canto del cigno di fantastico, e scalpitava sul palco il buon Enrico che non faceva ridere. Impegnativa dunque anche perché riguardava la responsabilità nella educazione alla fede. Risposta ad una domanda di senso, non astratta, che prende voce sul percorso della vita, la voce che scrolla dal suo cavallo Paolo di Tarso. E lì o ci rimani secco o ti scuoti; oppure marcisci con le parole in gola.
9 novembre 1997 – Si riunisce la Commissione Interculturale composta da Carmelo, Giampaolo, Antonio, Gaetano, Egidio, Franìçois. La discussione animata (e quale conversazione non è animata, quando parlano mantici animali?) ha affrontato diversi argomenti, tra cui: quali spazi possibili in Brasile, in Bolivia, in Messico; quali relazioni costruire, e come preparare i pellegrini in viaggio e si è definita una data di fine marzo in cui offrire in gruppo alcune indicazioni sui viaggi, e riprendere il filo dei perché, confinato agli anni tre (dal manuale di un bambino per la mamma), ma sempre utile da riformulare.
A proposito di rapporti interculturali a San Donà di Piave è avviata la scuola di Portoghese; chi è interessato a sintonizzarsi sul dolce eloquio brasiliano, prenda contatto con Alberto Camata o con la moglie Chetti. Vi daranno informazioni su luogo, orario, modalità di accesso.
12 novembre 1997 – Il presidente si imbarca di primo mattino, quando appena albeggia per Casalecchio di Reno nei pressi di Bologna per parlare ai ragazzi delle superiori nella scuola Salvemini, dove precipitò l’aereo che causò la morte di dodici ragazzi e ragazze. Piena di luce la scuola è stata rifatta, ma resta indelebile il ricordo dello schianto. Giuseppe ha esordito sul tema della “Comunicazione tra i popoli”. All’incontro tre classi per un totale di novanta alunni. Attenti ed affabili come lo sono gli emiliani. Aperti e schietti come lo sanno fare i giovani. Battono i remi della conquista; e senti il fragore della tempesta. Ora si intrecciano le danze e depongono le lance. Ed attingono allo stesso piatto: il mio, il tuo.
14 novembre 1997 – Si riunisce la Commissione della Formazione a Lonigo per riflettere sul lavoro svolto e programmare sul futuro, senza cadere nel pregresso. All’incontro, proveniente dai monti e dal piano, e dal limo del Po sono giunti quanti hanno diretto i campi scuola. Una verifica dei campi estivi; la conferma del Macondo n.1 come campo di primo accostamento; i moduli successivi invece sono da rivedere e ridefinire, per rispondere solo a domande organizzative; né tanto meno di immagine.
15 novembre 1997 – In una mattinata autunnale prende avvio a Dueville il corso di portoghese condotto dal glottologo di fama Gaetano per gli amici Farinelli, che verterà sull’apprendimento della lingua a partire dalle parole, senza escludere i vocaboli. A partire dal senso, senza fare il verso a nessuno.
Nello stesso giorno prende avvio il seminario condotto da p. Fruttuoso su Il corpo e la relazione: percorso di scoperta della propria ricchezza interiore. Al corso sono presenti quaranta ragazze e ragazzi, molti dei quali hanno partecipato al primo incontro, di cui poi relazionò liberamente, con affetto, Michela. Della due giorni credo ne parlerà qualcuno in altro ambito. Solo posso riferire che il corpo è strumento di comunicazione; che può diventare muro di gomma o veicolo di tenerezza. Che si annoda e non lascia passare le risorse; o si espande ed allora diventa zona d’ombra che comunica e riceve pace. I pasti ricchi e sereni; la notte fonda. Gli sguardi attenti. Segue un lungo elenco di cose , ciascuno con il suo aggettivo che è solo codice d’accesso.
18 novembre 1997 – Sera fredda senza sole; i passeri non volano ed i pipistrelli si sono incastrati nell’angolo più recondito del focolare ad aspettare le sere di primavera con gli insetti che volano di traverso. Giuseppe parte per Pezzoli, forse fora la nebbia di novembre che punge in cima al naso, e produce una macchia di mosto che non scalda. Giunge a Pezzoli senza cadillac, che quella ancora non gli spetta in rapporto al grado. È stato invitato da don Giuliano, che molti di noi conosciamo, per parlare “Della famiglia”, come comunità educante; nucleo di riferimento affettivo, ed insieme spazio di vita; riparo e confronto nelle decisioni, che sono grandi, che sono piccole. Quaranta sessanta persone all’incontro.
19 novembre 1997 – Nella aula grande di Etica ed Economia a San Zeno presso i magazzini Nico, presso Bassano del Grappa a bordo della station wagon di Giorgio Genesini arriva Julio Velasco e si incontra con un’ampia assemblea su l’argomento: Perché ho fiducia nei giovani. Introduce Giuseppe, il presidente. La sala è piena, come nelle grandi occasioni, che passa il papa, e tutti accorrono, comprese le donne e i bambini; che in queste occasioni è meglio che stiano a casa, che la finisce tardi. Chi è il maestro; quali sono i valori su cui fondare la vita; cosa è l’utopia, può entrare Dio nello sport; che poi non è una cosa così seria che dio abbia a scomodarsi; quale importanza ricopre la squadra nella scelta e nella formazione dell’individuo. Il sacrificio, la competizione. Sono le domande rivolte al relatore. Qualcuno parla con il microfono a fior di labbra, altri con il megafono in gola. Coi sudori freddi e la folla che ti guarda e ti ascolta ed aspetta e sussulta. Julio a tutte queste domande ha risposto senza sufficienza, ma con eleganza, sciogliendosi ognor più, senza avvinghiarsi al pubblico, che pendeva dalle sue labbra, senza bisbiglio. Che fossero in visibilio? Numero complessivo: cinquecento. Che non è il primo tempo dello sbarco dei mille. La gioia invece di ritrovarsi attorno ad una persona che sente e che pensa; ah! che sa comunicare, lo stavo dimenticando. Anche tu vuoi l’autografo? Chi è pessimista è bene che non insegni. Bisogna lasciare che il giovane esprima le sue risorse, sapendo dargli a suo tempo il senso del limite, senza fiaccarne l’entusiasmo. Latino America, grazie del tuo entusiasmo e della tua intelligenza! LatinoAmerica!