Le speranze, come i fiori, si coltivano. Le immagini di questo numero di Madrugada
Le foto rappresentate in questo numero di Madrugada rimandano alla festa nazionale di Macondo che si è tenuta a Spin di Romano d’Ezzelino (VI) il 26 maggio 1996. Come di consueto dovrei descrivere brevemente il tema scelto: “la festa”, cercando di dare il nome giusto all’argomento, di far toccar terra alla parola scelta con l’obiettivo, di riscoprire la storia in modo da trarne significati nuovi, inespressi, attuali. Devo ammettere, però, che per quanto l’argomento sia di per sé semplice, non sono riuscito a trovare parole per descriverlo, perché penso che al di là di una interpretazione storica e sociale, ciascuno può rompere, interpretare “la festa” secondo la sua esperienza, il suo sentimento in un continuo gioco tra parole e fatti. Ho scelto quindi di lasciare perdere e mi è venuta l’idea di accompagnare le foto con dei testi scritti, tratti dal Cantico dei Cantici, considerando la linea della poesia come l’espressione più alta. Un noto rabbino ha scritto: «Il mondo intero non vale il giorno in cui il Cantico fu donato ad Israele». Dismisura di un elogio che vuol darci la misura del dono. Credo che non ci siano parole più grandi per descrivere la festa di Macondo “dono che richiama altri doni”. Auguro a tutti di poter leggere il Cantico dei Cantici in modo da scoprirne la bellezza; la bellezza della gratuità del dono.