Le geometriche città invisibili

di Comitato di Redazione

Caro lettore e cara lettrice,

se cercavi il grande safari sono cucuzzi amari, ma se cercavi Africa e mi paghi il biglietto ci possiamo incamminare, che ti accompagno nel monografico, che non è monocolo a due dimensioni, ma la voglia di capire un continente che la Borsa vuole assente.
Jean Leonard Touadi giornalista di Rai Tre ci manda “dentro il guscio” alcune note graffianti sull’Africa assente, Africa silenziosa, che sta a suo modo riconquistando, con la forza della vita e della sua civiltà la sua autonomia, la sua libertà, anche attraverso le tragedie che infrangono tante vite, di cui noi siamo per tanta parte responsabili.
Viaggiando con il tuo biglietto virtuale (di te pentito safariano) ho incrociato Bill Clinton a Brazzeville che predicava la pace e l’amore ed ho trovato un articoletto di Albert Mianzoukouta, che finalmente non parlava di M.L. ma riferiva di voci nuove che vogliono rilanciare rapporti diversi in condizioni immutate tra Africa-USA: Lo choc delle parole, il peso del passato.
Ritornando dal mio viaggio virtuale ho trovato tra la posta non virtuale un biglietto di Stefano Serato che risponde alla Yarona, che ha scatenato in noi tutti una ridda di emozioni, ed una voglia di bere alle sorgenti della nostra identità.
Nel mio studio illuminato dai neon, che sostituiscono il sole che resta tenacemente alto dietro le nubi, ho ricevuto su posta elettronica “Pensieri sparsi”, agglutinati dalla gioia di continuare di Ilaria Boselli nel suo lavoro che richiede intelligenza e ascolto tra gli “Immigrati in Italia”.
Speravo di avere due righe anche su Gli italiani in Africa, ma gli amici che avrebbero potuto farlo sono partiti (e non è virtuale) per il Mozambico. Ma c’è in un angolo estremo del tavolo uno sguardo sulla “Narrativa dell’Africa subsahariana”, un lungo sguardo amoroso, nelle pagine di Anna Di Sapio, che parte da Zenzele di Nozipo per giungere ad Achebe dei “Viandanti della storia”.
Dalle zolle della pianura padana, immersa nella nebbia, mi giunge la voce del nostro caro Enzo Demarchi su Interculturalità minima; naturalmente non puoi confonderla con le Massime Eterne, ma traducono nel quotidiano il discorso profondo che ti abbiamo ammannito mentre tu tentavi sul tuo fuoristrada di fuggire nella foresta equatoriale.
Intanto la redazione mi passa Controcorrente. Parrebbe una interpellanza: Che nome dare al presente? ed è la domanda di Giuseppe Stoppiglia; non un quiz milionario, un interrogativo che interpella la comunità al suo interno; affatto come maggioranza silenziosa, ma dalla sua interiorità che si chiama Donna; luogo del confronto, piazza della Libertaìção.
Egidio Cardini ci accompagna poi in viaggio con il Dio dei poveri, mentre Paola Stradi lancia il suo messaggio in una bottiglia di vetro, dal treno in corsa.
E il mio direttore, Francesco Monini, che riempie un’altra pagina del suo diario minimo, mentre Ettore Masina ci parla di Cile, di Europa, di generali, di Pinochet, del trionfo dei vincitori e del silenzio dei vinti, e della giustizia, che forse verrà, come la primavera, che bussa alla porta della nostra Madrugada.
Per smaltire la nostalgia dopo il viaggio virtuale in Africa, Corrado Borsetti ci propone “Amistad” di Steven Spielberg, sugli schiavi di provenienza africana, la vicenda imbastita attorno ad un processo in cui la verità è da tutti contesa, soprattutto dagli ipocriti e dai furbi, per farsene maschera e cerone.
Conclude come sempre il cronista ininterrotto che ribatte sempre i chiodi del suo calendario che cambia era e ripete le date.
Le foto le ho comprate in una tabaccheria del Kenia e sono di un italiano, Cucci Maurizio, che mi lascia libero uso ad illustrare il viaggio sulla rotta dei leoni e degli elefanti.