Il nuovo piano economico brasiliano
Esistono molti elementi che potrebbero indurci ad accomunare la crisi politica che sta attraversando l’Italia con la crisi che interessa in questo periodo il Brasile. La differenza fondamentale è però che in Brasile le trasformazioni politiche avvengono all’interno di una grave crisi economica e sociale. Senza dubbio voi direte che anche in Italia vi è una crisi economica e sociale, ma la differenza è enorme, noi saremmo ben felici di poter importare in Brasile la “vostra” crisi.
Attualmente in Brasile il tasso di inflazione mensile è del 40% capace di determinare un peggioramento quotidiano e costante degli indicatori sociali in contrasto con gli indicatori macroeconomici che sono del tutto positivi. Soltanto nello scorso anno l’economia brasiliana è cresciuta del 5% in un contesto internazionale che vede tutte le economie degli altri paesi travolte da una fase recessiva.
Allo stesso tempo il commercio estero brasiliano ha avuto un incremento favorevole superando i 16 miliardi di dollari, fenomeno che ha contribuito ad incrementare la disponibilità finanziaria del paese che attualmente è di 33 miliardi di dollari. In una recente dichiarazione la Banca Mondiale rileva come sorprendentemente il Brasile costituisca il paese capace di attrarre più capitali in America Latina, anche se parte di questi capitali sono destinati agli intermediari, ciò ha provocato nel mese di gennaio una tasso di rendita superiore del 40% al tasso di inflazione.
Tanto che recentemente un membro del P.T. ha partecipato a Londra in un seminario organizzato da investitori stranieri i quali chiedevano se una volta arrivato al governo il P.T. avesse messo fine alla propizie condizioni di investimenti nel paese che danno la possibilità di lucrare un tasso del 40% ogni mese.
In ogni caso tutti questi elementi non sono sufficienti a spiegare la crisi economica né tanto meno quella sociale. In questi giorni in Brasile vi è un dibattito molto acceso sul piano economico presentato dal ministro dell’economia, vi è una grande difficoltà nell’analizzarlo perché ancora non si conosce bene la natura di questo piano; dalle informazioni che abbiamo neanche coloro che lo hanno redatto hanno le idee chiare a riguardo. Ciò che si prevede è un piano di dollarizzazione dell’economia brasiliana che corrisponde alle richieste fatte dal FMI per tutti i governi latinoamericani, mi rendo conto che tale discorso possa apparire retorico o arcaico ma è in realtà ciò che sta accadendo. Noi stiamo adottando in Brasile un sistema somigliante a quello adottato in Argentina che prevede, in primo luogo la creazione di una moneta di transizione chiamata U.R.V. (unità reale di valore) regolata dalle indicazioni date dal governo dalla tassa di cambio e, quindi, uno pseudonimo del dollaro. Questa U.R.V. diventerebbe quindi una nuova moneta che già si sta definendo “reale”, ma ciò comporterebbe delle difficoltà molto grandi, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto concreto ossia come convertire il cruzeiro con la nuova moneta, ossia, come verranno convertite quelle che sono le tariffe pubbliche, i salari e i prezzi, perché è qui che avviene un grande conflitto per quanto riguarda la distribuzione del reddito nel paese. Con la prospettiva che tali misure venissero adottate, gli impresari, negli ultimi due mesi, hanno adottato un incremento ulteriore dei prezzi, ciò spiega perché, nell’ultimo periodo, il tasso di inflazione mensile dal 30% sia lievitato al 40% . Questo nonostante esponenti dello stato e alcuni imprenditori progressisti avessero chiesto che l’aumento dei prezzi seguisse il tasso di crescita medio dei prezzi generali. Ciò detto, va notato che non esiste certezza che se pur venisse adottata tale àncora monetaria tali misure riducessero il processo inflazionario: se ciò avvenisse avremmo il peggiore degli scenari, ossia, una inflazione con una nuova moneta. La nuova moneta sarà una moneta indicizzata giornalmente; ciò comporterà una serie di gravi effetti: il biglietto dell’autobus ad esempio aumenterà di prezzo giorno per giorno, o per esempio, come è stato simpaticamente osservato, se si andrà a cena in un ristorante alle 23.00 di sera e si uscirà alle 01.00, si inizierà la cena con un prezzo e se ne pagherà, a fine pasto, un altro.
La campagna presidenziale: le candidature
Scenari economici a parte è necessario sottolineare come in Brasile le politiche economiche non debbano essere affrontate unicamente dagli economisti, ma visto che tale argomento ha un forte impatto sulla distribuzione dei redditi e può coinvolgere i settori impresariali dei paesi e alcuni ne beneficeranno mentre altri, al contrario, né perderanno, senza dubbio tale argomento entrerà come uno dei punti principali nella campagna elettorale.
Fino a questo momento nei sondaggi pre-elettorali è possibile scorgere una certa costanza nei risultati, una certa omogeneità: la candidatura di Lula in questo ultimo periodo, è salita dal 17-19% al 32%; per quanto riguarda l’altro versante delle candidature c’è molta difficoltà a trovare un altro candidato. Sempre in questo ultimo periodo si ‘e parlato della candidatura del sindaco di S. Paulo Maluffi, rappresentante della destra più classica, ma le proiezioni non superano il 14% dei consensi elettorali. In altre ricerche l’ex presidente della repubblica J.Sarnei arriverebbe al 13-14%. In questi giorni è emersa la candidatura dell’ex ministro Antonio Brito, candidato al governo di Rio Grande do Sul il quale, a sua volta, non raggiungerebbe più dell’11-12% dei consensi. È possibile spiegare il basso consenso degli oppositori di Lula attraverso la crisi del sistema dei partiti, che sta interessando il Brasile. Maluffi, ad esempio, che rappresenta una destra tradizionale, non trova un ampio consenso e tutte le previsioni, in caso di uno scontro diretto con Lula, lo vedrebbero nettamente perdente. Mentre la candidatura di Sarnei, che rappresenta quella parte di elettorato mosso da ispirazioni populiste, ha poche possibilità finanche all’interno del suo proprio partito. La stessa cosa vale per Brito che si presenta come “la novità” e completamente slegato dai partiti. Il quadro della situazione è stato descritto bene dal titolo apparso su un giornale economico “Gazeta mercantil”, che usava l’espressione “cercasi avversario per Lula”. Tale titolo dà un quadro del tipo di clima e di reazione c’è alla candidatura di Lula da parte di alcuni settori. Vi è, inoltre una corsa ad ogni tipo di alleanze per fronteggiare la candidatura di Lula, ad esempio il governatore di Rio de Janeiro, Brizola, si è detto disposto a fare qualunque tipo di alleanza purché sia in contrapposizione a Lula, lo stesso Brito sarebbe disposto a fare una alleanza con il PMDB, con il PFL. Ed è in questo clima che sta andando avanti la campagna di Lula, vi sono state inoltre alcune iniziative della stampa, come l’assassinio di un dirigente sindacale avvenuto nella zona di S. Paulo, che è stata presentata come un tentativo da parte del P.T. di nascondere le prove della sua corruzione. Ma il nuovo magistrato che sta curando le indagine ha chiesto la punizione dei poliziotti che si erano occupati delle indagini per aver dato alle stesse un carattere fazioso e politico. Un’altra azione finalizzata a screditare l’immagine del P.T. è stata la pubblicazione parziale di alcune parti dell’ultimo congresso del partito con l’obiettivo di fare apparire il partito dei lavoratori come un partito violento ed estremista, disposto ad applicare un programma socialista di governo. Altre maldicenze ancora descrivono Lula come un personaggio positivo, intelligente, ma contornato e in un certo qual modo ostaggio, di una banda di estremisti. Siamo comunque preparati ad affrontare ogni tipo di affronto, queste tipo di campagne sono molto omogenee a quelle fatte nel passato.
Il partito dei Lavoratori è l’unico partito che sta discutendo un programma di governo nel paese, in questo processo di elaborazione previa sono state coinvolte mille persone, sono stati organizzati decine e centinaia di dibattiti pubblici e alla fine del mese verrà pubblicato un primo programma di governo. Questo progresso verrà poi discusso nei mesi di marzo e di aprile, dopodiché dovrà essere approvato dalla convenzione del partito che si terrà alla fine di aprile fino al primo di maggio, che oltre al programma eleggerà i candidati. L’asse fondamentale di questo programma è la lotta contro l’apartheid sociale in Brasile; nasce dalla constatazione che non è possibile nessun tipo di sviluppo sociale, politico, economico nel paese se continuano ad esserci 70 milioni di persone completamente emarginate da questo processo. Si cerca di affrontare questo problema tentando di proporre un modello economico e un “mercato di massa” che coinvolga maggiormente questa parte della popolazione; ciò significa far si che queste persone possano mangiare, vestirsi, avere le scarpe, abitare in case decenti, ed avere la possibilità di accesso ai servizi sanitari e scolastici. Queste misure non devono nella maniera più assoluta essere confuse con una politica populista, assistenziale e che guarda soltanto al discorso delle necessità interne, per cui è qualcosa di molto diverso dal modello nacional desenvolvimentista proposto nel passato, soprattutto perché i modelli proposti nel passato erano tutti basati sulla concentrazione del reddito che è stato possibile avviare in Brasile attraverso restrizioni democratiche molto forti. Noi crediamo che tale modello debba articolarsi come un modello di sviluppo relazionato con l’economia internazionale.
Aurelio Marco Garcia, docente di storia presso la “Universidade Federal di São Paulo”, coordinatore della campagna presidenziale di Lula per il P.T.