Il luogo della meraviglia è il volto dell’altro
Il cielo è grigio, le carte sono opache, ma offrono nella loro tenue visibilità una chiave interpretativa.
Sale su per la Brenta in controcorrente Giuseppe Stoppiglia; gli lanciano sassi dalla riva destra e dalla sinistra, gridando e motteggiando, perché non è vero che il loro cuore sia abitato solo dal denaro, ci sono anche… le azioni di mercato.
Sento nelle orecchie gli schiamazzi e le grida, mentre mi metto in cammino. Zaino in spalla e occhio ai cartelli.
Al via Franco Riva, con Il viaggio come incontro con l’altro dà il colpo in aria: perché viaggiare è lasciarsi scuotere.
Inforca la bicicletta, pellegrina e turista, Chiara Zannini verso il santuario di Santiago di Compostela e raccoglie nel suo taccuino Il viaggio del pellegrino, desideri, inquietudini, richiami fino ai confini della terra assieme a Jacopo, pellegrino del Medioevo.
Stefano Galieni in Emigrare. Una scommessa amara raccoglie voci di oltremare, cui rimane dentro l’amarezza di aver perso il sapore della loro terra e di aver inutilmente tentato di adeguarsi per perdersi chissà dove.
Conclude il viaggio Alessandro de Luca, che in Viaggiare è partire senza arrivare, mai tenta una rilettura del suo viaggio che dura da tre anni.
Adesso l’itinerario guarda oltre. Siamo alla pagina di scritture a confronto che ha come tema il pellegrinaggio.
Tutti e tre sono alla linea di partenza, incolonnati.
Sulla prima Yarona Pinhas, che a febbraio ha pubblicato un libro con la Giuntina edizioni, scrive la storia di Abramo, Giacobbe, Mosé, che si passano il testimone e sono la metafora della nostra vita in cerca del senso.
Nella seconda colonna si colloca Patrizia Khadija Dal Monte, di ritorno dal pellegrinaggio alla Santa Casa, e racconta il grande rito, l’incontro con l’Assoluto e la percezione dell’effimero.
In terza colonna, non in terza posizione, si colloca Carlo Broccardo che pare corra e si affretti verso il termine, inseguito dai discepoli, che al palo non lo riconoscono.
Lungo il percorso qualcuno ha collocato su una bancarella due libri: Faccia da prete di Egidio Cardini e Il popolo di Dio di José Comblin. Se non hai tempo di leggere i libri, guarda le recensioni, curate nell’ordine da Gaetano Farinelli e Alberto Gaiani.
La meta è vicina, siamo alle rubriche. Ecco esodi, in cui Mario Bertin riprende il tema incrociato al numero 68 e lancia l’invito di Ricondurre la scienza al servizio della persona, dove si chiede il senso di una vecchiaia precipitata nel pozzo buio della demenza, su cui apre lo spiraglio di una dimensione nuova della morte.
Nel viaggio capita di incontrare due che litigano e si accapigliano e dimenticano il buon umore. Fulvio Cortese, nella rubrica dal diritto ai diritti, scrive in La virtù del dubbio quanto sia importante per le parti scambiarsi ruolo, immaginare di trovarsi sull’altra sponda e porsi le obiezioni della parte avversa, per rivedere le nostre e sviluppare l’area del bene comune.
Nel cammino c’è sempre un sasso che sporge: in economia, Morire di lavoro, il giovane ricercatore Fabrizio Panebianco racconta in numeri e per aree geografiche le morti sul lavoro che pesano sulle nostre esistenze.
Aiuto! Aiuto! un bimbo in mare! ed è invece solo Il salvagente con l’ochetta di Egidio Cardini, che racconta del suo primo viaggio sulla cinquecento, con babbo e mamma verso Rimini.
La strada è lunga, l’occhio si perde sulle distanze e L’orizzonte è piatto, scrive Giovanni Realdi, e allora cerchiamo campanili, grattacieli, e sono invece parole che denunciano una ricerca e la credenza da parte nostra di essere noi vivi solo se siamo visibili.
A questo punto abbassa la bandiera sullo stop Macondo e dintorni, con il cronista lapidario.
Il servizio fotografico è di Adriano Boscato, di ritorno dal pellegrinaggio a Dachau; il commento è affidato a un estratto de La notte di Elie Wiesel.