Conversazione a distanza con padre Edilberto Sena
“…Non era la sua bocca che parlava: era il suo spirito…”
Quando ti ho presentato ai miei ragazzi a scuola osservavo attentamente i loro sguardi: esprimevano distacco verso te che arrivavi “da lontano”, ironia per il tuo modo di comunicare, soddisfazione per qualche ora di scuola saltata.
E dentro di me pensavo: “chissà cosa resterà di questo incontro; quale magia occorre per catturarli un po’? per interessarli a qualcosa che non appartiene al loro piccolo mondo; riusciremo a farli sognare per un attimo a ōcolori diversiō, magari con il verde intenso della sua foresta e il giallo ocra del suo Rio”?
Ogni volta che entro in classe mi pare di mettermi un po’ sulla linea di partenza per una corsa ad ostacoli, guardo i miei compagni di gara (i miei alunni), e mi chiedo: “riuscirò a tirar loro la volata?”. E anche quel sabato avevo la stessa perplessità ma c’era una differenza, la “lepre” eri tu!
Ecco quale effetto hai sortito:
“All’inizio della conferenza non ascoltavo ciò che Edilberto diceva e, sinceramente, non mi interessava, ma dopo averlo badato per un minuto ho cambiato idea, parlava gesticolando e si riusciva a capire ciò che diceva anche senza traduttori perché “quando si è nei guai” si riesce a farsi capire, basta guardarsi in faccia”. (Stefano)
“Prima di questo incontro non pensavo neanche minimamente quali problemi potessero esistere nel mondo, pensavo che essi si limitassero solamente alle mie difficoltà giornaliere adolescenziali e a quelli appartenenti al mio ambito sociale”. (Sabina)
“Sena è un uomo fatto in carne ed ossa come noi ma con una qualità che noi abbiamo perso in una società così mediocre come la nostra: il coraggio. Il coraggio di combattere e morire, se serve, per un ideale; il coraggio di lottare, di accettare di essere sempre in prima fila”. (Cristian)
“Mi ha fatto pensare che qualcuno di noi, o anche tutti noi, vivendo ci arricchiamo con le vite degli altri, anche se non ne siamo direttamente responsabili”. (Federico)
“Infine, una cosa mi resterà impressa di Sena: è il suo modo di fare, la sua allegria e quel suo sorriso che sembra stampato nel viso, Sì! Perché riesce a trovare la forza di sorridere, con tutti i problemi che ha!”. (Giuseppe)
“Con la sua maniera di esprimersi, così calda e vicina ai miei pensieri e ai miei sentimenti, riusciva a condurmi nel suo paese, rendendomi viva la voglia di scoprire determinati perché, quando parlava, il suo discorso era pieno di sentimento vero e vivo e anche se la sua lingua era diversa dalla nostra, la sua espressione e forza d’animo ti facevano comprendere il suo pensiero e quelli che sono i suoi problemi di un mondo così lontano ma, questa volta, anche così vicino.
Non era la sua bocca che parlava: era il suo spirito. Grazie Edilberto!”. (Alessandro)
“Aprire gli occhi un giorno e guardare il cielo e capire quale è il tuo destino: questo è successo ad Edilberto Sena, un uomo che ama la sua gente e la sua terra.
Un prete dell’Amazzonia che crede nell’informazione, quella su un problema che non è solo suo, ma di tutto il mondo.
È venuto qui da un paese lontano solo per farci aprire quegli occhi che spesso restano chiusi per ignoranza o per volontà nostra, che non vogliono sapere e vedere il dilagare delle sofferenze e il buio di un prossimo futuro.
Parla portoghese, non lo si comprende chiaramente ma si capisce che la sua parola preferita è “provocare”: i giovani, i vecchi, la gente comune, nell’intento di accendere in loro un fuoco, uno spirito combattivo che reagisca agli stimoli.
Chissà cosa pensa di noi, che ce ne restiamo in disparte in un mondo di continui conflitti: spera forse che il dubbio si sia insinuato nei nostri pensieri. Poi tocca a noi cambiare, crescere, impegnarci o solo dimenticare un giorno diverso: certo è che i nostri comportamenti influenzeranno il futuro.
Un domani legato ad altri paesi e ad altri popoli, considerati da sempre mondi a noi estranei, di gente in difficoltà, in continua lotta.
Un giorno, quello trascorso con Edilberto, che ha suscitato pensieri, riflessioni e paure.
Un mondo, quello amazzonico, che combatte per continuare a vivere e a crescere, ma che a nessuno interessa, o meglio, importa a quei pochi che hanno aperto gli occhi e che, con volontà, si impegnano a cambiare le cose.
E se il problema della terra scomparirà? Quali conseguenze si abbatteranno sulla popolazione?
Ho paura di rispondere, di immaginare il mio domani.
Per questo, quando Edilberto se n’è andato, è nato in me il desiderio di rendermi utile: per qualcuno che in fondo non conosco e per una terra che non ho mai visto, ma che sento vicina.
Però adesso quel desiderio si è assopito, perché non ho il coraggio di chi crede veramente in qualcosa di giusto”. (Laura)
Erano dunque sguardi diversi quelli che ti hanno salutato al termine dell’incontro. L’iniziale indifferenza si è tramutata prima in perplessità, poi in sconcerto. I nostri ragazzi hanno tentato un avvicinamento e il loro applauso non è stato un ossequioso gesto formale ma un caloroso segno di adesione.
Ti ringrazio, hai insegnato molto a loro e a me, hai tirato a tutti la “volata” ai nostri sogni!
Um abraìço,
Monica Lazzaretto