Comunicazione tra i popoli. Un investimento per la pace nel mondo
Penso che la proposta dell’associazione Macondo di promuovere e stimolare l’interscambio di idee ed esperienze culturali vada ben oltre il senso superficiale del turismo sociale. La sfida deve indirizzarsi verso la costruzione di una nuova pedagogia del dialogo per favorire l’incontro di culture diverse ed il rispetto delle differenze etniche, estetiche, ecc. esistenti nel mondo, in una prospettiva di umanizzazione delle relazioni sociali, economiche e politiche.
Ho avuto l’opportunità di vivere questa esperienza quando sono stato invitato da Macondo in Italia per conoscere persone, esperienze sociali, città e culture della nazione italiana e, allo stesso tempo, portare il messaggio degli abitanti delle favelas di Manguinhos, Lagartixa, Pedreira e Osvaldo Cruz di Rio de Janeiro che, nelle avversità, costruiscono la strada per la conquista della dignità della vita di migliaia di adulti, giovani, adolescenti e bambini, emarginati dal modello di sviluppo brasiliano, a partire dalla loro esperienza di organizzazione interna con attività educative, lavorative e culturali autogestite ed autosufficienti per mezzo di un’associazione comunitaria denominata CCAP (Centro di Cooperazione e Attività Popolari).
La convivenza fraterna, nei 37 giorni di visita in Italia, ha provocato in me un profondo choc culturale. Dialogare con differenti settori della società civile (ONG, sindacati, cooperative, parrocchie, gruppi di giovani, gruppi di scout, studenti, gruppi di omosessuali, famiglie, dirigenti d’impresa), responsabili della pubblica amministrazione, esponenti politici, è stato particolarmente significativo, per poter ascoltare e cercare di capire la complessità di una nazione europea. È stata un’esperienza particolarmente utile per me, che sono venuto in Italia non come immigrato negro, “extracomunitario”, ma come negro avvocato, dedicato al sogno di far prevalere i diritti umani della popolazione negra e povera, discriminata ed esclusa nel suo stesso paese di nascita, che senza altre alternative di sopravvivenza ha creato le città parallele (favelas), convinto nel diritto di accesso alla città.
Demistificare la conoscenza del Brasile
In alcuni momenti ho potuto sentire l’importanza di demistificare la conoscenza del Brasile, manifesto alla società italiana attraverso i luoghi comuni di paese del samba, del calcio e dello sterminio dei bambini di strada. È vero che queste realtà fanno parte dello scenario brasiliano, così come ne fanno parte la discriminazione socio-razziale, il lavoro schiavistico nelle fazendas dei grandi latifondisti, lo sterminio lento e graduale delle popolazioni indigene, la corruzione politica a tutti i livelli per favorire l’arricchimento dei gruppi privilegiati. La miseria continua ad essere fonte di guadagno per molti settori sociali e falsi amici.
Ma, al fianco di tutto ciò, c’è un popolo che sta costruendo nuovi riferimenti di convivenza sociale, in cui essere solidale ha un altro significato e il senso di giustizia cerca di riscattare i valori della dignità umana, valori che sono sconosciuti al sistema giudiziario brasiliano, o semplicemente irrilevanti per gli interessi della classe dirigente.
Distruggere questa pratica è una sfida degli stessi esclusi, attraverso la costruzione dell’autostima e l’autodeterminazione e non con progetti assistenziali, che sono un modo di scaricare la coscienza, o di trasferimento della responsabilità pubblica alle comunità emarginate attraverso programmi ufficiali, senza un rapporto responsabile, utilizzando il significato di solidarietà in modo formale ed opportunista.
La potenzialità di un contributo
L’iniziativa di Macondo mi spinge a pensare all’approfondimento di questa proposta di comunicazione con il proposito di stabilire un vincolo di responsabilità attiva, dove le parti che integrano questo progetto sono impegnate nella socializzazione delle loro conoscenze e sono disponibili a conoscere l’esperienza dell’altro, rendendo possibile, nei fatti, l’intersambio culturale.
In ogni caso è necessario che Macondo rifletta sulla sua proposta di lavoro e creda nelle potenzialità del suo contributo, per piccolo che sia, per rompere il muro del pregiudizio e della discriminazione tra i popoli. Questo richiede un rafforzamento delle basi regionali e che si creino condizioni reali per sviluppare la proposta. In egual modo riflettere sulla strategia di azione e ridefinire il pubblico interessato ad un’attività innovatrice, capace di ridare una direzione al senso e all’impegno della vita nelle persone.
Sono tornato in Brasile felice per aver conosciuto, rincontrato e condiviso gli amici: Massimo Di Felice e Isabel, Fabrizio e Denilda, Gianni Pedrazzini e famiglia, Giuseppe Stoppiglia e Gaetano Farinelli, Adriano Guglielmini e famiglia, Giorgio Geronazzo, Sonia ed Ivan, Fabio Tomio, Sante Rodriguez, Angelica Sansone, Gabriella Stanzione, Gianni Paonessa e famiglia, Egidio Grande e famiglia, oltre alle altre persone che hanno aumentato la mia lista di amici. A tutti va il mio ringraziamento per l’accoglienza.