Un’Europa senza frontiere?

di Comitato di Redazione

Scorrendo le pagine di Madrugada

Se ne son viste di tutti i colori e mi riferisco al numero 50 che mi pare sia stato gradito per la forma. Questo cinquantuno sarà più modesto, ma si apre comunque con il controcorrente del nostro presidente dal titolo L’Europa ha radici cristiane. Ma il vangelo non è un accessorio, che già indica la contraddizione in cui viviamo di una civiltà che si dice cristiana e intanto pone come base morale l’economia e come misura una libertà individuale irresponsabile di sé a fronte dell’altro.
Visto che siamo nel semestre europeo gestito dall’Italia nella persona del nostro presidente Silvio, grand’uomo e non mi riferisco ai suoi tacchi, ci sembra opportuno parlare di Europa; cui dedichiamo il nostro monografico, che è una specie di prisma con il quale guardiamo la nostra terra comune. Non analizzeremo tutti gli aspetti, ma guarderemo solo alcune facce (non mi riferisco alle magre figure di inizio semestre).
Pietro Barcellona, intervistato da F.G. (che non è una federazione giovanile), in Quale Europa? mostra la molteplicità e la duttilità europea come caratteristica precipua per una mediazione politica non solo tattica, ma culturale tra civiltà diverse che si può costruire sulla linea di una democrazia reale e non competitiva. Potete tirare un respiro per la lettura. Tacito acconsente.
Con Charles A. Kupchan, in La fine dell’Occidente. Il prossimo scontro tra le civiltà, osserviamo l’analisi di un confronto tra Europa e USA in campo economico e politico che non è certo quantitativo.
Lúcio Flávio Pinto, brasiliano di Belem che ama l’Italia e conosce la letteratura europea, ci racconta le sue attese e sue perplessità in Memoria d’Europa. Uno straniero di fronte al vecchio continente.
Sara Deganello è una studentessa dell’Erasmus che in Racconti da Konstanz (Costanza) vive e misura i rapporti, gli scambi e i viaggi in questa nuova Europa senza frontiere.
Ora se non sei rimasto incantato sulle immagini della rivista o alle interviste dei saggi ricostituenti (in confetti o intramuscolo?), passiamo in rassegna le rubriche e troverai Mario Bertin con la rubrica esodi su Turoldo e Testori, due uomini della stessa terra che hanno vissuto in modo diverso la tensione verso l’assoluto intesa come passione.
Le recensioni dei libri di Ivo Lizzola e Gianni Bordin, curate rispettivamente da Marcella Filippa e Paola Sarzo, ci invitano alla lettura.
Giovanni Realdi in pianoterra ci offre alcune riflessioni su domanda di lavoro, divertimento, musica, e sulla offerta monotona e volgare fatta da chi potrebbe per far emergere la moralità del Bello, diceva il papa al suo anello.
C’è poi il nostro Alessandro Bresolin, che in Castelvolturno, Operazione alto impatto. Una storia di esemplare indignazione ci offre la testimonianza del comboniano padre Franco che chiede giustizia alla legalità conforme.
Conclude la cronaca del cronista confuso, cui si aggregano nuovi militanti dell’informazione. Si passa al commento delle immagini per poi chiedere il conto. «Erano duemila, facciamo due euro» – dice il ristoratore che paga le tasse.
Qualcuno mi chiede informazione sulle foto del numero 51, che già vede sfogliando: sono di Marcello Selmo, un reportage dalla Cina, visto attraverso gli occhi della sua macchina fotografica e con quelli di Antonella Santacà.