Il seme

di Santiago Jorge

Come si può osservare
un seme per crescere?
Come si può decidere
il momento di seminarlo?
Come dedicarvi tutte le
ansietà e convertirle
in humus?
Come unire la pioggia
degli occhi e delle mani
per nutrirlo?
Come tornarvi sempre
con o senza imparare?
Tornare al seme
a riprendere la linfa.
Pronti ad affidargli la storia
dei passi compiuti.
Dirigersi.
Compiere atti per rigirarsi.
Correre con quest’ansia
di giungere a tempo,
quando apre il seme
le finestre del futuro.
Volontà di illuminare
il cammino.
Labirinti interminabili
senza il timone saldo
di chi sceglie
la rotta
guidato dai segni
di ciò che malgrado
tutto
accadrà.
Volontà di rimanere
nella penombra della
notte
e
nell’estiva
assenza
di venti e ombre.
Volontà
unica
di coniugare tutte
le lacrime
quelle del passato e
quelle che verranno.
Impastare fango di
lacrime
è una condizione
per
spargere semi.
Come con la luce e
senza di essa
scoprire che cresce,
che è parte della vita,
che non è morto,
che germoglia,
che sono presenti
tutti i colori
e che si avranno frutti
per tutti.
Uccelli e sognatori
di nuovi itinerari?
È la vita
che insegna questo
fare.
Passi decisi.
Agilità, movimento costante.
Roteare.
Fare giri completi
molte volte girarsi.
Occhi puntati in tutte
le direzioni.
Concentrazione e dispersione.
Riunire
fin dal primo giorno.
Fin dal primo amore.
Riunire.
Convertire questa energia in
potere.
Come portarvi
le risorse
necessarie per non
perdere
il momento in cui
nasce la speranza?
Ecco il seme
che seminiamo
per essere uno solo e tutti,
per non perdere nessun
respiro.
Per rinascere nella
morte.
Per camminare con i
passi di tutti.
Per andare e non tornare.
Fare giri
nella spirale di
molti movimenti.
Qui c’è il seme
e qui cresce.
M’accorgo da sempre
che si
apre
verso il futuro.
Qui dove decidiamo.
Qui dove convergono
gli sguardi di luce
di tutti i colori.
Il cammino è
camminare verso
il luogo dove
abbiam posto
la speranza.
E crescere insieme
seme e seminatore.
15 agosto 1999