il Nuovo Testamento / Anima e spirito
Oltre lo schema dualista anima e corpo
Come possiamo interpretare la parola anima (oltre lo schema dualista di origine greca che ha impregnato tutta la nostra cultura classica) in un linguaggio attuale che rappresenti i nostri vissuti in un orizzonte di fede?
Spirito: di noi la parte profonda
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo nome
(Salmo 103,1)
Sarà capitato anche a voi di pregare con le parole di questo salmo durante una celebrazione eucaristica o in un momento di raccoglimento personale.
Anima credo rappresenti innanzitutto la parte più profonda e vitale di noi stessi quella che abitiamo in solitudine, il cui accesso è limitato a pochi intimi, certamente luogo d’incontro con il nostro Dio.
In essa, quando riusciamo ad abitarla, diveniamo consapevoli del susseguirsi di esperienze ed emozioni le più diverse: sentimenti di gioia e di felicità intense, di pace e di armonia in un quotidiano sereno, ma anche delle contraddizioni di momenti di rabbia, di sconforto, di amarezza profonda.
Felici da traboccare in un salmo di lode, oppure accasciati nella sfiducia, nell’incomprensione, nel disorientamento: «Ora l’anima mia è turbata. Che debbo dire? Padre salvami da quest’ora»? (Gv. 12,27)
L’Evangelista Giovanni mette sulle labbra di Gesù nell’Orto degli Olivi questa invocazione in cui possiamo attribuire alla parola anima lo stesso significato del salmo.
Anima: il luogo simbolico della nostra intimità, dove il desiderio di vivere si esprime in mille sfumature dall’essere come una goccia di rugiada al sopraggiungere di un nuovo giorno o come una lacrima che sgorga gratuita espressione di dolore e gemito.
Anima luogo di incontro con noi stessi dove la luce della verità svela sempre la nostra nudità, quella che a volte facciamo fatica a guardare e a incontrare perché appare miseria, pochezza, fragilità, ma che se abbiamo il coraggio di accogliere fino in fondo sprigiona mistero, bellezza, fascino, dinamismo di vita che ci sorprende, struttura e riveste il nostro nome della sua reale identità.
Signore, noi speriamo in Te,
al tuo nome e al tuo ricordo si volge tutto il nostro desiderio.
La mia anima anela a Te di notte,
al mattino il mio spirito ti cerca
(Is. 26, 8-9)
Anima: desiderio di vita e di amore
Forse in questo nostro tempo senza rendercene conto siamo scivolati tutti in forme di materialismo sottile e strisciante, rappresentato dalle incontabili esteriorità dei nostri consumi indotti, delle nostre apparenti e inappaganti certezze.
«Quale vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà la sua anima? O Che cosa un uomo potrà dare in cambio della sua anima?» (Mt.16,25-26).
Forse in questo nostro tempo dove tutto diventa valore solo in confronto al denaro, dovremmo cercare e alimentare i tanti germogli di inquietudine, di ricerca, che esprimono il nostro bisogno di vita e di vita condivisa nel rispetto della natura e del mondo che ci circonda.
«Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova. ‘Maestro che debbo fare per ereditare la vita eterna?’. Gesù gli disse: ‘Che cosa sta scritto nella legge? Che cosa vi leggi?’. Costui rispose: ‘Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta al tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso’. E Gesù: ‘Hai risposto bene; fa questo e vivrai’» (Lc.10, 25-28).
Imparare ad amare il ‘nostro’ Dio, con tutta la nostra anima, con tutta la nostra interiorità, l’anelito al Bene, la tensione verso l’Oltre, la ricerca di senso nell’andare viandante di ogni giorno, quella che ci permette di incontrare gli altri nell’ottica del dono e della reciprocità.
Mi piace tradurre quel ‘tutto’ che risuona nel vangelo, non tanto nel senso di un tutto-tondo ideale o di perfezione, ma nel senso di energia, intuizione, presenza di cui sono capace oggi, in questo tempo, in questo istante cercando di non perdere l’occasione, senza sterili confronti con schemi e modelli astratti che diventano giudizi taglienti su noi e sugli altri.
«La moltitudine dei credenti aveva un cuore e un’anima sola» (Atti 4,32).
Con questa immagine di unità e sintonia profonda gli Atti degli Apostoli ci presenta il lavorio di presenza e di testimonianza dei primi fratelli riuniti nella fede del risorto.
Alimentando la nostra interiorità, diventiamo piano piano capaci di armonia, di equilibrio di condivisione e di progettualità solidale, di gesti che solo la creatività dell’Amore può far germogliare in noi e tra noi.
Un numero sempre più grande di persone prende consapevolezza della necessità di cercare percorsi inediti per dare spazio alla propria dimensione profonda, là dove il desiderio di relazione con se stessi e con Dio resta vivo e pulsante come il cuore di carne che ci permette la vita fisica.
Benedetti coloro che, credenti, non credenti o diversamente credenti, seguendo le orme dell’intuizione e della nostalgia cercano nell’ascolto, nel silenzio, in scelte alternative di vita, i contorni della propria anima.