I percorsi del consenso ovvero opinione pubblica e informazione
Aspetto sulla porta: il cielo è rosso al tramonto, è cupo alle mie spalle, si porta dietro la notte. E la luna. La luna è rossa, ma non l’angolo, suo, di cielo. Aspetto sull’ultimo gradino della breve scala; il sole è scomparso e si è attenuato l’incendio sul tramonto. Frulla un passero e scompare tra le foglie dell’abete. Forse non arriverà. No, eccolo, mi porta la bozza. Scorro le pagine.
Comincio dalla fine. Uno sguardo alle foto attraverso la scrittura. Arretrando sulle pagine della cronaca. Poi precipito tra grida e lamenti: Fatemi vivere o fatemi morire, ma non seppellitemi vivo, nel controcorrente di Giuseppe Stoppiglia, che parte dalla menzogna che ci avvolge per giungere alla nozione di sviluppo che ha frantumato le comunità umane.
Ora avanzo lentamente sul guado del monografico: Opinione pubblica e informazione e leggo di Gianni Tagliapietra, emerito psicanalista, dentro il guscio per scoprire i meccanismi, le relazioni, i linguaggi e i codici interpretativi e capire i percorsi del consenso.
Confesso che ho paura del piscione d’acqua.
Segue Mass media in Brasile. Tra la libertà e il mercato della brasiliana Cicília M.Krohling Peruzzo, docente all’Università metodista di São Paulo, che ci offre un quadro complesso della struttura della comunicazione in mano a ben dieci famiglie, che fa emergere, ahimè, l’arrembaggio italiano del tutti per uno: mi annusa il piranha.
Uno sguardo particolare richiedono Linguaggio e politica. La partita da riaprire di Maurizio Meloni, che mostra come il vuoto della politica trasformi la parola in pubblicità, in marchio che blandisce e non scava i significati che la politica ha perduto. Mi ha punto la scolopendra, cattiva.
Nello spazio dei libri potrai soffermarti ad ascoltare, di Maurizio Casagrande, La sirena delle cinque di Barbara Balzarani della casa editrice Jaca Book, che racconta una storia che diviene storia italiana, un cammino attraverso un deserto senza meta, arido come la sua pena senza fine.
Un angolo è riservato pure al libro di Franco Riva: “Ascesi, mondo e società” di cui si legge: «Il monachesimo (ricordate “il nome della rosa”, n.d.r.) resta nell’immaginario collettivo una espressione della coscienza religiosa».
Non che abbia il fiato grosso o la gamba destra dolente, ma mi va di entrare prima al pianoterra di Giovanni Realdi, che usa la lingua di Lucrezio, Svetonio, del Petrarca latino per recuperare l’anima nel frammento, la corporeità nella voce, la vita nella ricerca storica dello zio Paolo.
In esodi, Mario Bertin ricorda Giorgio La Pira, sindaco di Firenze, il sindaco padre di famiglia; la sua bara fu portata a spalle dagli operai della Pignone.
Passo la voce a Fulvio Cortese che nella rubrica dal diritto ai diritti affronta due argomenti in uno: la base etica della convivenza delle religioni e il riconoscimento della pari dignità di tradizioni giuridichereligiose e tradizioni secolari.
È breve ma intensa la rubrica di Alessandro Bresolin: Scafati. Tra vecchi Borboni e nuovi Cavour; oltre l’abusivismo edilizio mostra le contraddizioni di un governo che dal centro svende mentre legifera l’autonomia delle comunità locali (il gioco dell’oca).
Chiude, come sempre, il cronista spensierato e un breve commento alle immagini di questo numero di Madrugada, opera di Paolo Arsie Pelanda, giovane fotografo di Rossano Veneto, come peter pan uscito a veder le stelle.