Generare una stella danzante
È proprio questo che è stata: qualcosa di speciale. Dire "Festa Macondo 2002" mi sembrava troppo limitativo. Una festa diversa, sotto tanti punti di vista, primo fra tutti la mancanza (fisica) di Angelica. Una festa diversa dal punto di vista del periodo: marzo. Un po’ strano se pensiamo che tutte le altre sono state fatte tra ottobre e dicembre. Una festa diversa dal punto di vista dell’organizzazione. Per la prima volta abbiamo dovuto fare tutto soli e per la prima volta ci siamo resi conto di quanto lavoro comportasse e, di conseguenza, di tutto quello che faceva Angelica. Abbiamo fatto davvero tanto: scegliere un tema da trattare.
Il tema
Il tema scelto è stato Le danze dell’io nelle tribù giovanili per dimostrare che l’io non è statico ma dinamico – anche con riferimento alla frase di Nietzsche: «Bisogna avere un caos dentro se stessi per generare una stella danzante»- e può modificarsi o formarsi nel rapporto con gli altri, con i giovani, con le associazioni giovanili, e tribù giovanili era un modo simpatico per definirle.
Il tema è stato strutturato su due punti:
1. associazionismo e gruppi (trattazione generale);
2. creazione dell’identità nel gruppo (trattazione specifica)
anche se su quest’ultimo che si sono svolti i lavori di gruppo.
Punto di vista: primo giorno
Una volta a scuola, ho visto le prime classi arrivare ed ero euforica… Io ero l’addetta a far accomodare i ragazzi in Aula Magna e ciò mi ha permesso di conoscerne molti in "anteprima".
Erano tantissimi. Dovevano essere molti di meno. E invece? Quasi 150 ragazzi di scuole diverse e di età diverse.
Prima di dare inizio alla festa e quando l’aula era già piena sono stata qualche secondo sull’uscio della porta e ho guardato la sala: erano davvero tanti ma stranamente questo mi rendeva ancora più felice. A questo punto era tutto pronto per cominciare e così è stato.
Al termine delle relazioni c’è stata la suddivisione in gruppi e in ognuno di essi è stata fatta la socializzazione che consisteva nello scegliere una persona di cui non si conosceva niente, parlarci, scambiarsi qualche informazione sulla propria vita e, successivamente, una volta tornati in gruppo, ognuno di noi doveva immedesimarsi nella persona con la quale aveva parlato e, appunto, parlare di lei in prima persona. È stato uno dei momenti più belli della giornata, che per altro, ha concluso la mattinata.
Nel pomeriggio i ragazzi sono ritornati… e ne sono tornati molti di più di quanti ci aspettassimo. Nuovamente ci siamo divisi in gruppi e abbiamo iniziato a discutere del tema. Non nascondo che, all’inizio, e per un bel po’, si è avuta difficoltà a far parlare i ragazzi. C’è stato, invece, il momento del disegno del cartellone in cui si sono dati da fare davvero tutti, nessuno escluso sia a livello pratico che nello sviluppo di idee.
Secondo giorno
Il giorno dopo, quando i ragazzi sono arrivati a scuola, già ci conoscevano e sembrava ci conoscessero da una vita mentre invece eravamo stati insieme solo qualche ora il giorno prima.
Abbiamo cominciato con la presentazione dei lavori elaborati il pomeriggio del 22. Tutti lavori meravigliosi e quante idee diverse tra loro.
Subito dopo c’è stata una pausa e poi Gianni Liviano, Alessandro Marescotti e Domenico Amalfitano hanno presentato le proprie associazioni. Infine c’è stato il discorso del presidente di Macondo, don Giuseppe Stoppiglia.
Ma la vera conclusione della festa si è avuta con i saluti e i ringraziamenti di noi macondini a Giancarlo Magno, al preside della scuola, ai professori, a don Giuseppe, ma soprattutto a loro: i ragazzi.
Noi eravamo sul palco e loro giù, proprio sotto di noi e li abbiamo salutati cantando Siamba, la nostra canzone. Io ho pianto…e tanto anche! Non riuscivo a fermarmi e i motivi erano diversi. Innanzitutto il fatto che Angelica non potesse essere lì con noi a battere le mani e a cantare, poi la consapevolezza che molti di quei ragazzi non li avrei più rivisti, o li avrei rivisti chissà quando…
Occhi di ragazzi
Cosa mi porto dietro? Mi porto dietro gli occhi dei ragazzi, tutti, visti dalla platea e soprattutto visti dal palco, i loro sorrisi, dei sorrisi stupendi; mi porto dietro il rumore delle loro mani mentre battevano, le loro domande, i loro silenzi, le loro battute e i loro abbracci; mi porto dietro la sensazione stupenda che ho provato nel leggere i messaggi che ci hanno lasciato, in particolare la "bella esperienza" del Righi, il saluto dalla "Tribù" del Pacinotti, la richiesta di un invito per il prossimo anno da parte del Pitagora. Mi porto dietro il pomeriggio col gruppo e il dialogare con uno di loro come se fossimo amici da chissà quanto…