Dal Brasile, la sfida dei globalizzati ai potenti di Davos
Il nostro Osservatorio sulla globalizzazione non poteva che portarci, in questo caldissimo "inverno australe", a Porto Alegre (Brasile) e a parlare del Forum Sociale Mondiale, che ha riunito dal 25 al 30 gennaio gli stessi giorni del celebrato Forum economico della cittadina svizzera migliaia di "globalizzati" critici, scettici o alternativi al pensiero unico neoliberista. Macondo era presente con una piccola delegazione, che ha dovuto. dividersi per moltiplicare le proprie presenze nelle venti conferenze plenarie e in alcuni delle centinaia di laboratori di discussione, uno dei quali proposto e condotto dalla nostra associazione.
Non è una preoccupazione di Madrugada, né di questa rubrica, quella di "stare sulla notizia" o di improvvisarsi cronisti, ma la coincidenza di date con l’uscita di questo numero della rivista non poteva consentirci di mancare un appuntamento di questa importanza; tant’è che la necessità di commentare a caldo (e mai espressione fu usata più propriamente!) ci spinge a beneficiare dell’efficace sintesi fornita ai lavori del Forum da un giornalista brasiliano, Clovis Marques, al cui merito o per meglio dire: sacco va ascritta… la farina che segue.
Quattro sono sostanzialmente i frutti che restano di questo evento, definito con un’immagine anticotestamentaria, nell’analisi cui ci ispiriamo, «agorà/cafarnao, misto di muro del pianto e di albero di parole».
1.
Se i grandi di Davos riconoscono (almeno) i pericoli della globalizzazione attuale, Porto Alegre ha avuto il pregio di compattare organizzazioni, tendenze di opinioni e rappresentanze d’interessi che si oppongono all’impero incontrastato del denaro e della competitività. Nato forse sotto il segno illusorio dell’antiglobalizzazione, si conclude chiaramente inteso come lo spazio di un’altra globalizzazione.
2.
Alcuni obiettivi macropolitici (proposta della c.d. Tobin Tax sulle transazioni finanziarie, cancellazione del debito estero dei paesi poveri, soppressione dei "paradisi fiscali") hanno avuto il merito di proclamare che vi sono necessità collettive che non possono essere sottoposte alla concorrenza lucrativa: l’acqua e gli altri beni della terra non sono patrimonio comune dell’umanità? 3.
L’assunzione di politiche che riguardano popolazioni intere, quando non l’intera umanità vivente, dev’essere democratizzata. Decisioni e determinazioni sfuggono ormai anche agli stati nazione, già mostruosi Leviatani della modernità politica, e movimenti di cittadinanza ed organizzazioni non governative sono chiamati a controllare e responsabilizzare le istituzioni transnazionali, come il F.M.I.
4.
La differenza di correnti ideali e di pratiche, trapelata soprattutto negli oltre 400 gruppi di lavoro pomeridiani, come in tutte le manifestazioni tangibili di quella che è stata definita "una fiera delle idee", ha rappresentato davvero una sfida all’oppressiva unanimità del pensiero unico neoliberale.
Certamente la kermesse di Porto Alegre ha fornito più spunti e materiali per un lavoro di critica "politica" intorno all’attuale profilo della globalizzazione, che per un’attenzione marcatamente "sociale", a portare in luce le alternative e le resistenze concrete che in tutto il pianeta si stanno sviluppando, quale quella su cui vorrebbe concentrarsi il piccolo osservatorio di Macondo (vedi Madrugada n. 40, p.20).
Tuttavia non sono mancati i contatti significativi anche su questo secondo versante, soprattutto per connettersi in rete con centri di ricerca e networks che, nei continenti del Sud del mondo, si occupano di organizzazioni popolari e di base o dei circuiti di economia solidale, i parenti più stretti di quello che vogliamo mettere a fuoco come "settore informale".
Vi invitiamo tutti, perciò, a tenere sott’occhio il sito Web della nostra associazione (www.macondo.it), sul quale stanno per affluire altri materiali, anche sullo stesso Forum Sociale Mondiale, al di là dei limiti di spazio consentiti da questa rubrica.