Cronaca dalla sede nazionale
4 febbraio 2005 – Taranto. Giovani, comunicazione, identità. Queste le parole chiave della festa locale organizzata a Taranto il 4 e 5 Febbraio presso l’I.T.A.S “Principessa Maria Pia” dal gruppo giovani dell’Associazione Macondo dal titolo www.chisonoio.com – L’identità giovanile nel villaggio globale. Nel corso delle due giornate, gli studenti del triennio delle scuole di Taranto hanno potuto confrontarsi con diversi relatori che abilmente hanno attirato la loro attenzione, inducendoli alla formulazione critica di giudizi relativi al mondo giovanile: la prof. Michela Cortini, docente di psicologia della pubblicità e di psicologia della formazione e dell’orientamento – Università degli Studi di Bari e docente di psicologia della comunicazione Sociale – Università del Molise, e il Dott. Donato Salfi, psicologo e responsabile Servizio U.O. Integrazione Sociale e Lavorativa dell’ASL TA/1 nel corso della prima giornata; mentre la conclusione della festa è stata affidata al dott. Giancarlo Magno, psicoterapeuta, e al presidente nazionale dell’associazione Macondo, Giuseppe Stoppiglia, accompagnato nel viaggio, data l’età, dal buon Lele Fracasso. I giovani studenti sono riusciti così a misurarsi con se stessi, a confrontarsi con i propri coetanei sulla loro vita e su quanto quotidianamente si trascura in nome di un’apparenza da salvaguardare. La festa voleva essere solo il pretesto per creare uno spazio di incontro e confronto, un luogo nel quale abbattere gli schemi di una normalità apatica per ricostruire l’identità del singolo a partire dal gruppo. E così è stato. Un’occasione, questa, che ha voluto come reali ed unici protagonisti i giovani studenti e che al contempo ha saputo mostrare al territorio il grande entusiasmo che da sempre anima il gruppo dei giovani “macondini” di Taranto che da circa dieci anni porta avanti attività attraverso le quali sensibilizzare la popolazione giovanile all’impegno sociale, alla responsabilità, alla costruzione di una realtà locale e globale migliore.
10 febbraio 2005 – Bologna. Presentazione della rivista Interculture alla libreria Feltrinelli. Sono presenti molti del comitato scientifico. Arrigo Chieregatti presenta il progetto. E viene offerto il primo numero della rivista, che mostra in facciata una mano che infila una carta del dollaro e porta come titolo Il terrorismo del denaro. La rivista viene prodotta in Canada, tradotta in Italia e in parte integrata con servizi della redazione italiana; angelo tutelare della rivista è il filosofo, teologo e antropologo Raimon Panikkar. Il pubblico presente riempie la saletta, si accomoda sulle sedie, negli scaffali, negli interstizi del mobilio, sui piedi del vicino.
12 febbraio 2005 – Vittorio Veneto (Tv). Il gruppo “Amici di don Vendrame” a memoria del sacerdote scomparso propongono come ogni anno un incontro; quest’anno il tema proposto è Rispetto nel dialogo: per una convivialità delle differenze in una società multietnica. Il gruppo propone in particolare il rapporto con l’altro, con la sua cultura e con la sua religione. Il tema viene affrontato dal relatore Giuseppe Stoppiglia di fronte ad un’assemblea numerosa. Ci sono anche le autorità civili e religiose, il Vescovo, il Vicario, e altri in incognito. Tiene una equilibrata relazione su: cultura, differenze e dialogo. Il pubblico ascolta solenne.
15 febbraio 2005 – Maserà (Pd). Don Federico, cappellano della parrocchia, invita Giuseppe Stoppiglia a parlare al gruppo parrocchiale su Pastorale autocentrata. Il relatore parte lentamente, familiarizza coi presenti e poi mette i piedi sul tracciato: una comunità che si conserva nei suoi riti e nelle sue verità; che ripete le sue ricorrenze senza badare ai segni dei tempi, che sono vissuti come intralcio e come minaccia, senza aver attenzione al quotidiano che ci incalza, questa comunità ha bisogno di consumare tutte le sue energie per conservare il suo spazio; e la sua identità sclerotica. Il gruppo ascolta scuote il capo per sciogliere le giunture e per sentire il sangue scorrere fino ai capillari.
18 febbraio 2005 – Budrio (Bo). Fausto e la redazione del Picchio invitano Giuseppe a parlare nel teatro di Budrio sul tema che ha percorso le strade d’Italia a partire dal convegno nazionale di maggio: “Fatemi vivere o fatemi morire, ma non seppellitemi vivo”. Giuseppe sviluppa l’assunto a partire dai processi di Frammentazione e i Omologazione che attraversano il nostro tempo. Le parole scivolano sul pavimento, si fermano sui balconcini laterali del teatro rigoglioso di stucchi, precipitano sulla testa dei sottostanti e rimbalzano sul pavimento e s’afflosciano sulla pelle. C’è un fotografo a riprendere i gesti e le contrazioni. Alla fine battono le mani, domandano, incalzano, acquistano libri, raccolgono autografi. Siamo ospiti da Fausto Gruppioni, che ci accoglie lieto nella sua casa assieme ai due figli Michele e Eva, a Chalacho adottato di recente che proviene dall’Etiopia.e la moglie Valeria.
25 febbraio 2005 – Vittorio Veneto (Tv). Su invito dell’associazione ANTEA, formulato e organizzato dalla signora Bruna dal Secco, Giuseppe parla ad un gruppo di anziani su Le motivazioni del volontariato nella biblioteca comunale. Il discorso di Stoppiglia si muove attorno al rapporto con le diversità, e all’alternativa dell’essere/avere. La conferenza si inserisce all’interno dell’iniziativa che riguarda gli Organismi di partecipazione in rete. Il pubblico segue, insegue, incalza, interviene, tace, ascolta, batte le mani; raccoglie qualche autografo; e si diparte sicuro di dover formulare il proprio lavoro in corrispondenza dei segnali che la società invia; forse.
28 febbraio 2005 – Valstagna (Vi). L’iniziativa parte dal Coordinamento volontariato Valbrenta, nella persona del signor Gianni Moro, attraversa la sala della Casa di Riposo San Pio X di Valstagna, raccoglie nel suo breve vortice Giuseppe Stoppiglia che per niente frastornato dal risucchio tiene una relazione su Volontariato e cooperazione internazionale. Il discorso articola le attività del volontariato sul territorio dentro una prospettiva che va oltre il contingente e si estende alla relazione con gli emarginati ed i paesi del terzo mondo, senza eternarsi in viluppi metafisici.
3 marzo 2005 – Pove del Grappa (Vi). Nevica. Molto, a larghe falde, ai piedi del monte e sulla valle, in cima non si vede nulla, ma pur scende. Tra la neve spunta Rosita in partenza per il Brasile e sua madre.
6 marzo 2005 – Ferrara, cooperativa “Le Pagine”. Incontro dei componenti la redazione di Madrugada al completo (quasi). Si impostano i monografici dei prossimi sei mesi: La procreazione medicalmente assistita, i luoghi d’incontro, la poesia. Per terra negli spazi in ombra ci sono ancora i resti della grande nevicata. Oggi è una giornata di sole. Si copre tutta la mattinata in conversazione, che si dipana, si allunga, ritorna su di sé, si infiora di aneddoti e battute e si accuccia nella sintesi finale. Alla fine dietro la guida di Francesco tutti a mangiare in trattoria che offre a prezzi modici cucina e pane ferrarese.
8 marzo 2005 – Pove del Grappa (Vi). Assieme a padre Pedro e ad Andrea Agostani, Gaetano apre la verifica del corso della Scuola degli adulti svolto a Arzerello (Padova) nei locali dell’asilo parrocchiale, gestito dalle suore. La presenza dei partecipanti nei cinque incontri ha raggiunto la quota media di quaranta. L’argomento come ricorderà il lettore, era la responsabilità ed ha sviluppato un buon interesse attorno ai temi particolari dei cinque relatori, Mirca Paola, Andrea, Giuseppe, Gaetano.
13 marzo 2005 – San Giovanni in Marignano (Rn). Secondo Battistini, padre di don Piero Battistini compie i suoi primi cento anni. Auguri di lunga vita. Al suo fianco la moglie Paolina; i figli e i nipoti numerosi; alla messa parla il figlio sacerdote, che ricorda alcuni tratti del padre nella lingua materna, il suo senso della vita e la bonaria ironia; canta il coro, che conclude la messa con Happy day, con un solista dalla voce che parte dalle viscere e dal petto e attraversa la gola senza perdere la sua passione; ed il gruppo che segue il ritmo senza mai disperdersi. Fuori sul sagrato la gente si ferma a mangiare alla salute del festeggiato; poi i parenti si raccolgono in due sale della parrocchia a consumare assieme il pranzo gioioso e caldo. Sulle colline permane un tempo nuvoloso, ma non più rigido.
19 marzo 2005 – Pove del Grappa (Vi). Mostra fotografica Corrosioni di Adriano Boscato, collaboratore di Madrugada, noto ai nostri lettori per una lunga serie di servizi offerti alla rivista. Le foto della mostra volutamente deturpate dalla seconda immersione nell’acido di sviluppo, anziché dissolversi e sparire mostrano ciò che nella prima patina nascondevano e nasce sotto la vecchia immagine la visione nuova di innumeri figure che mostrano volti irrisolti di una realtà ancora più luminosa del reale, che l’uomo (non certo Adriano) ha deturpato per la volontà delirante di sottomettere il bello all’utile.
Cavaso del Tomba (Tv). La Comunità di Capodarco Veneto organizza la mostra fotografica Le mani dell’uomo; per sensibilizzare i giovani sul dramma delle nuove schiavitù e sulla tratta di esseri umani; per entrare a contatto con la popolazione della pedemontana organizza poi una conversazione sul tema, tenuta dal relatore Giuseppe Stoppiglia, che si sofferma sulle varie forme di sfruttamento nei paesi dell’america Latina e nel mondo, e mettendo in guardia gli ascoltatori sul rischio di divenire succubi di un pensiero ammaliante e ambiguo.
23 marzo 2005 – Bologna, Università degli studi, facoltà di filosofia. Sara Deganello discute la tesi di laurea in filosofia. Titolo della tesi: Tra nazionalità e cittadinanza: soluzioni costituzionali in Bosnia-Erzegovina prima e durante la guerra 1992-1995. Sono giunti dai paesi sotto le montagne del vicentino in venticinque, dalla città di Marostica, si sono aggregati alle amiche e agli amici di studi di Bologna. Sono entrati dentro la sala della discussione. Qualcuno ha esclamato: è arrivato tutto il Veneto. Si sono seduti in silenzio per ascoltare la relazione e il dibattito. Hanno ascoltato in silente attenzione prima le voci degli illustri dottori e di lei, poi il verdetto del popolo italiano, pronunciato in lingua televisiva madre, dal presidente la commissione d’esame. Massimo dei punti e la lode. Sono rifluiti nell’atrio del palazzo, hanno gridato: Dottore, dottore del buco del c.!! varie volte senza arrossire. Si sono persi per le viuzze della città universitaria, poi di nuovo raccolti attorno alla vittima sacrificale; ancora dispersi nei viottoli, la vittima invece a fare abluzioni di purificazione e ristoro, poi tutti a ritrovarsi alla taverna a consumare il rito conviviale a base di gramigna, salsiccia, panna, tigelle, gnocco e patocco, salami, prosciutti, cotiche, erbe in formato diverso, vino rosso, bianco e acque colorate, torta con candele degustata poi senza candele; e battimani e rammenti e memorie, poi risa e pianti di gioia e di gloria. Che il Signore conservi la regina!
27 marzo 2005 – Bassano del Grappa (Vi). Messa dalle suore di sant’Anna. Chiesa gremita. Omelia ad alta temperatura. Fuori un sole pallido. Il Veneto implode e muore rintronato dal lavoro e dal denaro e dal suo benessere. I bimbi corrono al centro della navata e scivolano lungo il pavimento. Il coro canta e ricanta la gioia di Pasqua ed il rito. A mezzogiorno si mangia l’agnello e le erbe amare; ma la colomba ha le ali di zucchero.
28 marzo 2005 – Pove del Grappa (Vi), Chiesa di San Vigilio. Un coro all’altezza del rito, i suonatori con il timpano, il tamburo, la pianola e l’organo, i cantori all’unisono, in due e tre voci, in sintonia, a ritmo, in successione, con rientro in melodia monocorde maschile e femminile. Con la voce in petto e la voce in gola, con viva voce ed allegria. Ad accompagnare il battesimo di Giacomo, figlio di Chiara e Tomas. La mano veneranda dello zio si erge, conversa, declama, mentre il bimbo dorme, si risveglia e piange, e la mamma lo ninna fin fuori della chiesa e poi rientra per immergere il figlio nell’acqua del santo battesimo. I nonni della pianura e i nonni di sotto il monte piangono commossi e lieti di tanto erede. La festa poi continua nel cortile di casa, nei sotterranei a bere, brindare, parlare e cantare. Il pranzo è servito in tavola, preparato dalle mani di nonna Giacomina. Evviva!
29 marzo 2005 – Correggioverde (Mn). Funerale di Rina, al battesimo Rosa, la mamma di Gianni Pedrazzini. La morte è avvenuta il giorno di Pasqua, una morte repentina, la corsa in ospedale, il pronto soccorso, e poi il decesso. Affaticata, ma serena nella sua dipartita. Il giorno prima, il sabato ha giocato e scherzato coi nipoti. Nessun segnale della fine. L’età, la primavera, il richiamo di chi da tempo l’aveva lasciata per andare oltre il varco, forse. Abbandona l’argine del Po lungo il quale ha vissuto la sua vita, per ricongiungersi ai figli, al marito.
31 marzo 2005 – Verona, quartiere dei Navigatori. Diamo l’ultimo saluto a Giuseppe Rigoli, padre di Angela Rigoli Realdi. Commovente il commiato del vecchio parroco, che ricorda la vita di lui, gli incontri, i luoghi simbolici della sua presenza. Sul foglio che la figlia Angela ha preparato per la messa di commiato gli amici e i parenti leggono le parole di Davide Maria Turoldo: Ma la morte è come varcar la soglia/ e uscire al sole. Nella chiesa parrocchiale dello Spirito Santo ci sono tutti i nipoti, e tanti amici e conoscenti. Il cielo è coperto e a tratti piove. Vicino si erge la chiesa di san Zeno. Maestosa e riservata, raccolta, con la sua grande rosa che illumina parcamente la navata. Al termina della messa la folla si sofferma ancora in chiesa a salutare la moglie ed i figli.
2 aprile 2005 – Pove del Grappa (Vi). Incontro con il gruppo formatori in preparazione dei campi estivi, che si terranno il primo a Badia Prataglia (Arezzo) per giovani, condotto da Luca, Lele e Andrea sul tema della relazione La vertigine dello sguardo; a Zenica vicino a Sarajevo quello per i meno giovani condotto da Fulvio, Gianni, Sara, Roberto per l’incontro tra operai ed operatori di sindacato della Bosnia e operai e operatori italiani di sindacato e soci di Macondo. Una comunicazione di testimonianze, uno scambio di esperienze di vita e di lavoro. La conversazione è stata lineare; i programmi erano già abbozzati e le motivazioni sono state accolte con fiducia. È stata poi rilanciata l’iniziativa di Civitas che viene gestita da Matteo, con l’aiuto di altri che abitano a Padova e dintorni. L’incontro si è tenuto nella sala delle riunione a fronte del quadro della last dinner (l’ultima cena), non me ne voglia il lettore per l’uso dell’inglese, ma è la scritta che si legge in basso sulla sinistra del quadro appeso alla parete centrale. Poi tutti ai “Cavallini”, al trotto.
Vaticano. In prima serata muore il papa Giovanni Paolo II, seguito in diretta da tutte le televisioni pubbliche e private. Sono stati sospesi, da venerdì, i comizi elettorali. Migliaia di fedeli e di turisti, nella grande piazza di San Pietro, sono rimasti per ore in attesa di notizie, in preghiera. La salma sarà esposta già domani al pubblico e ai fedeli. Si susseguono le voci dei politici, del Capo dello Stato, dei filosofi, dei teologi, dei giornalisti e della gente di strada a commentare la vita e l’opera del papa scomparso. Un lungo pontificato che ha segnato la vita della Chiesa, e le vicende umane. Ha esaltato la centralità della chiesa, il suo magistero in materia di fede e di morale; ha chiesto perdono dei peccati e delle omissioni. Lascia una eredità che altri difficilmente potrà continuare. I funerali saranno celebrati venerdì otto di aprile a Roma.
Gaetano Farinelli
Redazionale
Korogocho negli occhi dei bambini
Le immagini di questo numero di Madrugada
La storia di “W Nairobi W” nasce dalla campagna promossa dai Missionari Comboniani e molti altri per fermare l’abbattimento indiscriminato degli slum di Nairobi che avrebbe provocato lo sgombero di oltre 350.000 persone.
Uno dei più importanti fenomeni del terzo millennio è certamente quello dell’urbanizzazione, è quanto emerge dal “Rapporto delle Nazioni Unite – Habitat – Nairobi – The challenge of the slums” rilasciato il 6 ottobre 2003.
Habitat prevede che nel 2050 su una popolazione mondiale di otto miliardi di persone, ben sei miliardi vivranno in enormi agglomerati urbani. Ma la cosa più sconvolgente di questo fenomeno dell’urbanizzazione sarà la crescita abnorme dei baraccati, cioè di gente che vivrà in bidonvilles, slums, barrios, favelas. Già nel 2001 ben 924 milioni di persone vivevano in baraccopoli, il Rapporto Habitat prevede che entro il 2030 raddoppieranno arrivando a due miliardi. Entro il 2050, afferma l’Onu, potremmo avere tre miliardi e mezzi di baraccati. Il Rapporto sostiene che già oggi il 71% della popolazione urbana in Africa vive in questa condizione.
Nairobi, la superba capitale del Kenya, è uno degli esempi più plateali che esistano. Questa città, nel cuore dell’Africa, costruita dai coloni inglesi nel 1898, è oggi una delle città più belle del continente: grattacieli, palazzi, zone residenziali stupende. Nairobi ha oggi una popolazione di quattro milioni di abitanti (le previsioni ne danno 17 milioni entro il 2025), di questi quasi tre milioni sono costretti a vivere da baraccati nel 5,5% del territorio totale della megalopoli.
Il fenomeno della “baraccopolizzazione dell’Africa” va di pari passo con il fenomeno della pauperizzazione della gente. Le baraccopoli in tutto il mondo diventano oggi le nuove frontiere di povertà, miseria, oppressione. Tutto questo è il frutto della grande ingiustizia che è nel cuore stesso del sistema. Pochi a questo mondo hanno quasi tutto a spese di molti morti di fame.
Alex Zanotelli
L’ultimo giorno.
Era il mio ultimo giorno a Korogocho, dalla terrazza di un palazzo di pietra, uno dei pochi dello slum, dominavo dall’alto la strada. In silenzio osservavo quanto accadeva in basso. Il via vai delle persone, degli animali, i ragazzi che giocavano. Per una volta volevo riflettere, guardando con distacco la strada. Ormai erano le ultime foto, scattavo in sequenza immagini di ragazzi che giocavano.
Da giorni giravo per quelle strade che non potevano definirsi tali. Lo slum non è un quartiere, non è una città, è un luogo dove si compie una vita per noi inconcepibile.
L’immondezza è la parte dominante del paesaggio. Dall’enorme discarica, che circonda la baraccopoli in tutta la sua estensione, l’immondezza penetra nelle strade, nelle case, ovunque ci sia spazio, si insinua come un enorme mostro tentacolare che avvolge ogni cosa. Penetra gli uomini, gli animali e l’anima.
Così camminavo per quelle strade; circondato da violenza, urla, tanfo, dentro al peggio che si possa immaginare, dentro una vita dura, priva di mediazioni, dove non scappi, non ti nascondi, dove ogni cosa è forte, violenta. Ogni sensazione e sentimento ti domina, non c’è possibilità di accompagnare i fatti con la comprensione.
Ero lassù, su quel terrazzo, a riprendere in sequenza le immagini dei ragazzi che giocavano e, all’ultimo scatto, una ragazza alzò lo sguardo e sorrise lasciandomi senza scampo. ancora una volta mi hanno visto.
Dall’oblò dell’aereo continuo a guardare verso il basso, verso quel viso di ragazzina impertinente che sorrideva, l’hostess mi ha appena servito il pranzo, quei vassoi precotti ricoperti di plastica. I ragazzi mi avevano detto di non mangiare: «. Francesco, infila nel vassoio un bigliettino con il tuo nome e non mangiare. Lo butteranno in discarica e noi lo cercheremo. Sapremo che tu ci hai regalato un buon pasto.».
Non posso continuare a chiedermi se troveranno quel biglietto.
Devo cercare di fare qualcosa; per questo chiedo i vostri nomi, vi chiedo di spedire in discarica tanti biglietti perché è da lì, nell’immondezza che può rinascere la speranza e allora vi dico forte,
W Nairobi W!
Francesco Fantini