Cronaca dalla sede nazionale
9 agosto 2002 – San Giovanni in Marignano (Rn). È solo un mese che Maria lo ha lasciato, e adesso parte anche lui, per il lungo viaggio, provato dalla vita e dalla malattia. Il vecchio cane ormai cieco si aggira per la casa alla ricerca del suo padrone. Ora la porta di casa è chiusa, per conservare nel silenzio il suo mistero di amore e dolore. Piero Temellini era uno dei primi soci di Macondo, legato da una amicizia intensa a Giuseppe. Cordiale e schietto come lo sanno i romagnoli. Ha seguito la moglie nella malattia che l’aveva assediata fino alla fine, con amore e dedizione; e quando si è spenta anche lui ha lasciato il testimone al figlio Marco, a don Piero, agli amici.
14 agosto 2002 – Val Calamento (Tn). Una gita in montagna si è trasformata in una visita ad limina, presso amici che poi non incontreresti che più avanti, altrove, fuori del loro habitat o dei loro sogni. E così abbiamo incontrato il gruppo scout di Ponte della Priula (Tv) in campo, fermi nel loro spazio di ricerca nonostante le intemperie di un’estate burrascosa. E poi Alessandra di Rio de Janeiro, a Borgo Valsugana, coi suoi bambini che crescono parlando dialetto trentino senza perdere la memoria ancestrale della loro terra d’origine.
28 agosto 2002 – Folgaria (Tn). Seminario sul tema Carità o giustizia? che è proseguito fino al primo di settembre, scandito da due relazioni al giorno, seguite da momenti di chiarificazione e dibattito. Sul tavolo della presidenza si sono alternati ben undici relatori comprensivi dei testimoni che hanno parlato al pomeriggio. Nella sala interrata, che prelude al canto rituale della morte, la nostra, hanno preso posto ottanta persone circa, di cui molti erano mortali. Si sono scambiate conversazioni in libertà nell’ordine di milioni di vocaboli e parole sotto scorta entro contenitori limitati nel tempo.
Giuseppe introduce il convegno con La verità non è un’idea, ma un incontro, frase di contestazione della verità come affermazione astratta, che non tiene conto dell’uomo, o che si impone come vera per sempre, per proporre una verità che si costruisce giorno per giorno nell’ascolto dell’altro, perché la verità è l’uomo, la donna che stanno di fronte a noi; a questo si lega anche il secondo pensiero del relatore, che non è sufficiente essere giusti, quasi che la giustizia fosse un abito da indossare, ma bisogna rendere giusto il mondo, perché la giustizia è il luogo dove ciascun uomo trova il suo spazio di vita e gli uomini tutti trovano la pace; e non è sufficiente fare assistenza o fare il bene, perché la giustizia è tale quando a ciascuno è dato di poter vivere a pieno la propria vita, assieme agli altri nella propria dignità.
Carmine Di Sante, che tutti conoscono per la sua frequenza ai campi e per i libri da lui scritti continua con Al pozzo di Giacobbe: Gesù lo sconosciuto che diventa conosciuto.
Il titolo del tema è suggestivo, poetico e la poesia, la bellezza forse salveranno il mondo; o forse sarà la giustizia, che è il vero tema del convegno; ma cosa sia la giustizia non è domanda facile e la risposta forse la troviamo nella analisi del titolo in forma di metafora e dunque: il pozzo rappresenta i bisogni dell’uomo (l’acqua, l’aria, la terra, il cibo); la storia dell’uomo è storia dei bisogni e dei modi per soddisfarli; tale ricerca ha creato lotte e violenze; alcuni dicono che la violenza sia frutto della scarsità delle risorse, altri che sia la violenza a costituire la scarsità delle risorse; ed in questo comportamento il mondo ed il suo sviluppo forse sono giudicati; se è vero che le religioni stabiliscono dei criteri di convivenza rispetto alle risorse, pongono anche un interrogativo sul nostro modello di sviluppo; nella bibbia noi troviamo un criterio di giustizia che è la gratuità verso chi è estraneo al gruppo: ricordati che anche tu sei stato straniero in terra di Egitto, recita la sacra scrittura; nel cristianesimo si fa un passo ulteriore, quando si afferma che la gratuità e dunque l’accesso alle risorse non riguarda solo lo straniero, ma chi è nemico o comunque chi sento come forza minacciosa contro di me. Il concetto di giustizia dei greci invece è statico: essa è misura oppure ordine costituito, che non si può infrangere e dunque dare a ciascuno il suo significa dare allo schiavo ciò che gli spetta come schiavo e al cittadino ciò che gli spetta come cittadino, secondo un ordine naturale non modificabile.
Al secondo giorno parla il professor Ivo Lizzola su Un modello che sgretola gli ideali: la scuola come luogo di lettura del mondo. Ivo, nel suo colloquio, ha usato un procedimento induttivo, di avvicinamento graduale al nucleo tematico, per giungere all’affermazione che non c’è contrasto tra giustizia e carità e che la carità precede e segue poi la giustizia. Chi ascoltava ha dovuto tenere in mano il filo per collocarvi le pietruzze della collana e la collana è la sua conversazione. La diversità, dice Ivo, non ci appartiene, ma la possiamo attraversare, in atteggiamento di ascolto, sapendo che la possiamo accogliere solo nell’ascolto di una narrazione viva.
La mano che accoglie l’altro, la mano che cura la vita è anche l’uomo che si accosta ha chi ha sbagliato senza un giudizio definitivo, un giudizio per sempre, anche se il giudizio deve essere emesso e la sentenza deve portare con sé la sua pena; ma si esprime con un giudizio incompleto, non definitivo, e in quel giudizio resta una possibilità di avvicinamento, di accoglienza, come la mano che tiene il bimbo che nasce.
Nel pomeriggio Peter offre la sua testimonianza sulla Sierra Leone, in sostituzione di Benito Boschetto, che assieme alla moglie Valeria ha dovuto abbandonare il Seminario a seguito della morte improvvisa del fratello Bruno Boschetto.
Il terzo giorno, venerdì ha preso la parola il giudice Pier Camillo Davigo su Una società che minaccia i deboli: dallo smantellamento dei diritti alla polarizzazione sociale. Il giudice Davigo nel suo intervento dopo aver osservato che in un sistema democratico i poteri sono autonomi e distinti e dunque: potere giudiziario, potere legislativo e potere esecutivo sono autonomi, per cui il potere giudiziario è soggetto solo alla legge, ha poi elencato i vari elementi o accidenti che rendono lenta e ingiusta la procedura giudiziaria: il numero dei processi è altissimo e questo rende la definizione della giustizia lenta a vantaggio del reo; il numero delle leggi pletorico, sovrabbondante, dal momento che anche le norme amministrative sono emanate come legge; d’altra parte le norme amministrative possono essere impugnate facilmente ed è per questo che vengono trasformate in leggi; la corruzione è dilagante e sono implicati nella corruzione anche i politici: in parlamento uno su nove hanno già avuto una sentenza di condanna almeno in primo grado e dunque sono pregiudicati; il fatto che i politici siano corrotti e che la corruzione sia organizzata mette il giudice nella condizione di difendersi anziché giudicare: vedi il caso in cui un giudice, perché tiene agli arresti in carcere chi è reo di corruzione in un sistema di corruzione diffuso, viene accusato di abuso di potere. Tutte queste cose insieme rendono difficile o impossibile il rispetto della legalità e meno ancora della giustizia.
Nel pomeriggio hanno preso la parola Gaetano Farinelli ed Egidio Cardini sul tema I bambini torneranno a giocare e sulle adozioni a distanza dei bambini di strada.
Il quarto giorno Pietro professor Barcellona introduce su Diritti, non elemosine. La necessità morale dell’impegno politico. E se ci si aspettava uno specialista del diritto, Pietro spegne subito l’aspettativa, perché la specializzazione è un errore ed è una insensatezza che non risponde alla complessità del vivere sociale. E non ha parlato dei diritti in astratto, che non esistono, come è sciocca l’espressione dello "io soggetto di diritto", quasi che ciascuno definisse il diritto, e convalidasse le attese per conto proprio. Uno dei limiti della modernità è quello di aver indicato l’individuo come un assoluto, ed in questo di averlo staccato dal suo contesto culturale ed umano e storico, per proporre la sua libertà come un diritto assoluto inalienabile, frutto di una norma naturale o trascendente, dimenticando il fondamento della democrazia e del diritto in democrazia, che è frutto dell’attività del gruppo e dei cittadini nella città. Gli uomini non sono delle monadi nati dal nulla, ma fanno parte del passato e hanno le loro radici nel futuro, non per succhiarne le risorse, ma per condividerne le responsabilità; in questo modo forse noi uomini riusciremo a rompere la catena di risentimento che pervade il nostro tempo e dunque costruire un mondo che è il nostro, e non proporre un concetto di mondo che prevenga la realtà e la renda schiava di una ideologia, di uno schema, di un pensiero che non potrà mai dare alloggio alla vita nella sua complessità.
Nel pomeriggio la testimonianza viene offerta da Carmelo e Monica Miola su Percorsi di maturità: esprimersi oltre la parola.
Conclude il percorso del convegno il dottor Gianni Tognoni su La globalizzazione: un pensiero che annulla le idee? ed afferma che la globalizzazione non ha un pensiero suo, una sua visione del mondo; il mondo lo descrive e presenta tale descrizione come assoluta, e se poi le sue impalcature cadono e gli effetti delle sue decisioni non concordano con le ipotesi avanzate, i suoi sostenitori si adeguano; la globalizzazione non ha regole, non vuole antagonisti, e misura ogni cosa, trasforma il valore di ogni cosa in quantità di mercato; ad esempio colloca la sanità nel mercato, senza avere un progetto di salute, e misura gli uomini in base ai costi di malattia ed i vantaggi provenienti dalla malattia; non prende a misura la salute, perché la salute non ha possibilità di scambio sul mercato; la globalizzazione astrae dalla realtà ed i suoi nemici sono il diritto, il diritto di ciascuno che viene costruito dalla società; la pace è il suo secondo nemico cui si sostituisce la guerra ( la guerra umanitaria, a bassa intensità); infine suo nemico da distruggere è l’uguaglianza, non quella teorica, ma quella reale della distribuzione del reddito, che non vuol dire uguaglianza assoluta ma possibilità per ciascuno di vivere con dignità. Infine il relatore avanza una proposta di resistenza alla globalizzazione, che consiste nel ricostruire una modalità di riflessione, di pensiero che non si adegua alle logiche e alla invadenza della globalizzazione.
25 agosto 2002 – Pove del Grappa (Vi). Cinquantesimo anniversario di Suor Maria Tarcisia, al secolo Giuseppina Stoppiglia, ora operante in Argentina, con la quale abbiamo acceso il progetto delle adozioni a distanza. Si è fermata due mesi in Italia, e uno a Pove, suo paese di nascita; la mattina nella messa Giuseppe ha ricordato il senso ed il valore di una consacrazione che risponde ad una chiamata non solo religiosa, ma di fede, e dunque di fedeltà a Dio che parla al cuore ed alla mente e si nutre dei sentimenti umani dell’amore, della compassione, della pietà. Anche suor Giuseppina ha parlato rammentando la serenità di una dedizione frutto di una scelta esistenziale e non volontaristica, che risponda ai segni dei tempi. La comunità parrocchiale ha allestito un momento conviviale cui partecipavano amici e parenti per festeggiare suor Giuseppina e stare con lei in allegria.
2 settembre 2002 – Dama (Ar). È piccola la chiesetta ad accogliere la salma di Bruno Boschetto deceduto il 29 di agosto e che avrebbe dovuto essere al convegno di Folgaria. Ci sono i frati cappuccini della comunità, c’è don Giuseppe a celebrare la messa e a ricordare l’amico scomparso, la sua lealtà e la sua fede senza etichette. Tutti gli abitanti della comunità sono presenti per l’ultimo saluto, i figli, i nipoti che non si rassegnano alla perdita del nonno e la moglie Flora, i fratelli, tra cui Benito che assieme alla moglie hanno dovuto aggiornare la relazione al convegno per raggiungere il fratello deceduto all’ospedale di Firenze.
11 settembre 2002 – Tencarola (Pd). Il Club Amici del Libro con il patrocinio del comune di Selvazzano Dentro organizza un incontro nel salone del centro parrocchiale sul tema Missionari di pace; tra utopia e realtà. Intervengono Gianfranco Bettin, don Albino Bizzotto e don Giuseppe Stoppiglia e coordina l’incontro il dottor Sergio Frigo giornalista de "Il Gazzettino". È un momento di memoria e di riflessione, di pietà per quanti sono morti nel crollo delle due Torri, di riflessione sulle cause di una violenza che serpeggia e che esplode, cui dare solo risposte di forza non serve politicamente oltre che moralmente. Erano presenti almeno trecento persone con una attenzione ed una sensibilità molto alta.
15 settembre 2002 – Procida (Na). Isola incantevole, a due bracciate di mare da Napoli, brulicante di vita e di strade e stradelle che si inerpicano sul monte e si affossano nel mare. Domenica e lunedì, due giorni di incontri, relazioni e di festa insieme, organizzati dalla Associazione Tam Tam Brasile per la festa del 2002. Il foglio che bandisce la festa denuncia la condizione di violenza che fa strage tra i giovani ed invita a riflettere sulla condizione di un paese democratico, il Brasile, che rischia di frammentarsi nel disarmo morale a fronte del potere dei cartelli della droga. Hanno partecipato al convegno molte associazioni, che hanno fatto il punto sulla situazione e riaffermato la necessità di un intervento non solo sociale, ma anche politico per risolvere il problema dell’infanzia abbandonata. Tra i relatori anche Giuseppe Stoppiglia; tra i nomi di prestigio quello di Arturo Paoli.
25 settembre 2002 – Pezzoli (Ro). La parrocchia di Pezzoli organizza un incontro con Gino Strada, il medico di frontiera, che insegue i campi ci battaglia, per sollevare un poco il dolore di quanti la guerra colpisce; e monsignor Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea aperto alle voci del tempo, ai fermenti della chiesa e dell’umanità, per parlare di come fermare la guerra, e soprattutto costruire la pace, cominciando dalla riflessione sullo scandalo della guerra; per costruire sentieri di pace a partire da ciascuno di noi, dall’uomo e dalla sua interiorità. Giuseppe coordinava gli interventi, interrogava i relatori, interpretava gli umori della gente.
29 settembre 2002 – Ferrara. Redazione di Madrugada. Mentre in una cappella tra i monti un gruppetto di persone celebrava il decennale di matrimonio di Dario e Alessandra, rallegrato da due figli vivaci ed intelligenti, e mentre il gruppetto dopo la messa si inerpicava sui prati alla ricerca di un luogo accogliente per consumare un pasto caldo che rallegrasse l’animo lieto per la ricorrenza, mentre i montanari raccoglievano le ultime mucche che testardamente brucavano gli ultimi fili di quadrifoglio, e intanto che il sole saliva l’ultimo gradino prima di precipitare come sempre giù per la scala sull’altro versante, nelle stanze della cooperativa "Le Pagine" si raccoglieva il drappello della redazione di Madrugada, ospiti di Francesco Monini, esimio direttore della trimestrale, per verificare i contenuti della rivista e proporre nuovi servizi e nuovi stimoli alla riflessione. Il drappello dopo aver dibattuto sul denaro, la guerra, la sicurezza, dopo aver proposto incasellato distribuito il lavoro, si sono anch’essi avviati verso un ostello per mettere i piedi sotto la tavola e soffermarsi a guardare il treno che passa ed il pan carré. Erano assenti all’incontro Mario Bertin ed Enzo Demarchi, gravemente ammalato.
30 settembre 2002 – Torino. La fondazione Vera Nocentini, il Centro Studi Bruno Longo e la Cisl di Torino aprono un seminario di studi sui preti operai dal titolo Itinerari di sacerdoti al lavoro; l’esperienza dei preti operai resta un momento forte di esperienza di fede, anche se non accolto all’interno della Chiesa ufficiale, che prosegue nella sua strada sicura delle sue verità, che si porta sulle spalle come paletti per costruire case sicure e inabitate. Ha partecipato al seminario anche Giuseppe, che ha tenuto una relazione su Spiritualità e manualità per riflettere sul significato di spiritualità intesa come relazione con l’altro e costruzione della verità esistenziale, in cui la manualità non è pretesto ma condizione di vita.
2 ottobre 2002 – Vicenza. Incontro in casa di Valeria Castellani, cui partecipano padre Adriano dall’Angola, Giuseppe Stoppiglia, il cronista cantastorie, Valeria e Paolo Simeoni che partono (gli ultimi due) per l’Angola, inseriti nel progetto generale della diocesi di Benguela, di cui è responsabile in Italia padre Adriano, di recupero e formazione dell’infanzia e degli adolescenti, con lo specifico di aprire un corso di formazione dei formatori sulla presenza delle mine nel territorio e per fare opera di prevenzione tra la popolazione e tutelarla dai pericoli. Il corso iniziale sarà di tre mesi.
Voghenza di Voghiera (Fe). Muore Enzo Demarchi, colpito da malattia mortale, che ha affrontato con coraggio e serenità. Ha continuato a lavorare fino agli ultimi mesi ed a scrivere fin quasi agli ultimi giorni, poi il male ha avuto il sopravento, quando toglie le forze residue e rallenta i rapporti con la terra. Era un uomo mite e disarmato, che godeva del progresso dell’uomo verso la sua liberazione; sapeva affrontare i temi della libertà, della lotta, della necessità, della vita e delle morte, della politica e della morale con gli strumenti della filosofia e della bibbia e gli strumenti non erano distinti, ma si completavano e si amalgamavano tra loro. Madrugada perde un collaboratore fedele e appassionato, noi perdiamo un uomo, e pure un amico anche se la frequenza a causa della lontananza non era assidua; c’era una affinità che ho scoperto negli ultimi anni: quello di non vivere in contrapposizione e polemica, e quello di attraversare il dolore come condizione che costruisce in noi una sensibilità ed un linguaggio che percorre l’interiorità e la consolida.
5 ottobre 2002 – Cogollo del Cengio (Vi). La parrocchia di Nogaré e l’ANTEA di Treviso hanno organizzato un incontro sul volontariato e la solidarietà cui è intervenuto anche il nostro Presidente che ha ricordato la funzione di stimolo e non di semplice copertura del volontariato e della necessità di aprire il campo di interesse non al solo gruppo sociale degli anziani, ma anche all’infanzia e agli adolescenti in una relazione che non imponga steccati alle relazioni umane e non condizioni la solidarietà alla paura di restare soli. Il pubblico costituito in prevalenza da giovani raggiungeva quota duecentocinquanta.
6 ottobre 2002 – Dosolo (Mn). Gianni Pedrazzini a conclusione dei campi estivi ha ritenuto utile ed opportuno convocare i partecipanti ai campi di San Costantino Albanese, Badia Prataglia e Lago Trasimeno ad un incontro comune in Dosolo, per riprendere il tema della giustizia assieme a Ivo Lizzola e Benito Boschetto
Il professor Ivo Lizzola affrontava Il senso dell’essere giusto, e dunque della giustizia intesa non come definizione e dunque condanna definitiva di chi delinque, ma come momento necessario che individua e corregge chi sbaglia, senza precludere un lavoro di recupero, che non significa far finta di nulla o dimenticare, ma andare oltre per costruire rapporti rinnovati.
Boschetto ha proposto una modalità economica nuova di intervento nel sociale immettendo anche le attività "assistenziali" nel circolo ufficiale del mercato e dunque raccogliere un finanziamento normale come le altre attività produttive, affinché si apra un circolo virtuoso, in cui si riconosca la utilità degli interventi assistenziali, perché diventino ricchezza sociale con ritorni di interesse anche personale individuale, pur in percentuale leggermente inferiore.
10 ottobre 2002 – Comacchio (Fe). Tragicamente, per un incidente di caccia in mezzo alla valle, davanti agli occhi esterrefatti dell’amico, colpito a morte dall’arma che doveva abbattere le anatre selvatiche Massimo scivola lentamente sul fondo nella lunga notte dell’abbandono e della nostalgia. Amava l’acqua e la valle, lo spazio senza confini il contatto con la natura; amava la gente e la conversazione; amava la sua terra e non lesinava le sue energie; evitava lo scontro ma non ne rifuggiva quando era necessario; amava gli amici e ne era fiero, la sua famiglia era la fonte dei suoi affetti e la cura; ora che è partito ne sentiamo il calore; ora che non è più tra noi ne cerchiamo l’ironia che dà la misura delle cose, ne segna la fragilità. E il nostro cammino diventa più difficile.
Nel rito funebre don Giuseppe che era stato suo maestro ne ha ricordato la dimensione laica dell’impegno e della fedeltà, i tratti salienti di una umanità che ama il presente e rispetta il futuro dove poniamo coi figli nostri le radici. Il Duomo di Comacchio era gremito, tutta la popolazione era presente al congedo, perché Massimo era uomo pubblico, ma anche persona amata. Nella omelia è stato ricordato da monsignor Giuseppe Turri e da don Gaetano.
12 ottobre 2002 – Ponte San Lorenzo, massiccio del Grappa (Vi). Di ritorno dal Brasile il gruppo parrocchiale di Rossano Veneto, assieme al vicario don Sandro, ha invitato Giuseppe e Gaetano a parlare e riflettere sul significato della relazione e sulla funzione del gruppo quando si apre al mondo, all’altro senza preconcetti, costruendo un cammino che ha le sue basi nella solidarietà e nella fede e che accoglie l’altro come voce del mondo.
20 ottobre 2002 – Lonigo (Vi). Assemblea Generale di Macondo, rinnovo delle cariche. Il presidente uscente ha fatto la relazione delle attività di Macondo, ma soprattutto ha riproposto le motivazioni dell’associazione, che sono di costruire un pensiero autonomo in un momento di buio e di sbandamento, in cui si è perso il senso del bene comune e della democrazia. Ha proseguito dicendo che quando cadono le ideologie, quel che rimane è la realtà, la vita che non ha bisogno di essere motivata; la vita vissuta nella sua immediatezza per capirne il senso e scoprirne il nucleo, che è il luogo della relazione.
Come avrete notato sul sito di Macondo, approntato dal solerte Alberto Camata amministratore delegato dell’economia domestica nonché della Telecom dipendente assiduo, è stata proposta e poi eletta una struttura organizzativa leggermente modificata: il presidente, una segreteria esecutiva e un comitato operativo di coordinamento. Gli interventi hanno riguardato la formazione, la funzione pedagogica di Macondo, le attività editoriali, la presentazione dei libri, la rivista e il rapporto solidale con il Brasile e l’Argentina, in particolare i ragazzi di strada.
29 ottobre 2002 – Rosà (Vi). L’insegnante di religione della scuola media invita il cronista radicato a parlare alle tre medie dei Ragazzi di strada di Rio de Janeiro. L’incontro vivace come avviene coi ragazzi si articola in momenti diversi di comunicazione diretta con domande affettive, informazioni sulle condizioni e sui numeri, brevi filmati ed un canto ritmico e triste del brasiliano tradito nei sentimenti appreso dai ragazzi e cantato durante l’incontro. La scuola già da diversi anni partecipa con un contributo rilevante alle attività di solidarietà di Macondo ed è stato bello vedersi direttamente anche sul percorso educativo.
redazionale
Il mio Nepal
Le immagini di questo numero di Madrugada
di Paolo Arsie Pelanda
Passo dopo passo m’incammino verso casa saluto il vecchio gelso, il "moraro", assaporo gli ultimi raggi di sole prima d’immergermi nel cuore delle tenebre laddove il nero è bianco laddove una manciata di momenti di bacchetta magica si trasforma in lucenti sfumature di grigio laddove il mio vagare diviene incontro laddove la luce è nemica ma sempre decisiva laddove l’ombra è bianca laddove l’acqua nutre e produce illusive immagini della nostra realtà più profonda laddove lo spazio e il tempo a singhiozzo giocano con lo spirito laddove comunico laddove emozionato piango, rido, piango e rido, laddove la Presenza laddove…
Paolo Arsie Pelanda, nato nel 1971, vive e lavora a Rossano Veneto (Vi). Dopo ripetuti viaggi nel centro e sud America, negli Stati Uniti e in Oriente, sente l’esigenza di documentare momenti ed emozioni vissute. Inizia a redigere dei diari di viaggio e a scattare fotografie. Dai suoi ultimi viaggi sono nati alcuni lavori fra cui "Il mio Nepal", "Piccola India", "Habaneros – i volti de L’Avana" e "Presenza" (lavoro introspettivo a Palermo). Al suo attivo ha numerose mostre personali, lavora quasi esclusivamente in bianco e nero e stampa personalmente i suoi lavori. Sta lavorando ad un reportage sul Portogallo.