Cronaca dalla sede nazionale

di Farinelli Gaetano

5 febbraio 2003 ­ Castello d’Argile (Bo). Non facile l’impresa di Giuseppe di dare un nome alle emozioni in una serata ghiacciata, dove l’unico sussulto umano era dato dal battito incontrollato di denti e dentiere e dai tremiti convulsi causati dal clima sottozero. Ma il pubblico numeroso e attento, catturato dalle sferzanti e provocatorie parole dell’oratore, ha ripreso rapidamente colore e sangue e i genitori lanciavano occhiate oblique ai figli, i figli guardavano meditabondi i genitori, i nonni osservavano interrogativi entrambe le generazioni, tutti chiedendosi se la difficile ricerca della propria identità, di sé e degli altri, potesse avvenire al di fuori di forti relazioni affettive da costruire, in primo luogo in famiglia: assolutamente no, tuonava Giuseppe in un fiato condensato… poi disciolto e riscaldato nel corso di un pranzo prelibato, allestito e preparato dall’amabile Linda.

8 febbraio 2003 ­ Parma. Ritorna Gaetano dall’Argentina e dal Brasile. Ha rivisto un paese rimasto nella memoria; ha ritrovato amici e attività con le quali aveva mantenuto una comunicazione postale, telefonica, virtuale. Ha partecipato al Forum a Porto Alegre di cui ha dato notizia ampia il sito di Macondo. Ha rispolverato la lingua portoghese per rendere più attinenti i corsi di lingua per chi parte per il Brasile. 18 febbraio 2003 ­ Padova. Passando per strade e viuzze, cunicoli e budelli, arriviamo alla casa dei Realdi, dove incontriamo anche Fulvio Gervasoni e Astrit per appuntare i preliminari del campo scuola in Albania. Insieme si fissa il tema, le modalità del campo, si individua il luogo e si fissa una data per il viaggio di Astrit, Fulvio e Luca in Albania per una visita di cortesia, di accordi, di incontri, di contatto con il territorio e con le opportunità. La mamma dei fratelli Realdi, la signora Angela, ci offre un pranzo ospitale e caldo, che rinfranca l’anima. All’uscita due sprovveduti si sono ritrovati la segnalazione di divieto di sosta, con obolo evidenziato in calce, in dizione burocratica, anonima alla fonte, anagrafica in destino.

22 febbraio 2003 ­ Bassano del Grappa (Vi). Chiesadella Santissima Trinità. Convolano a nozze Luigi e Tania; la chiesa è affollata, cisono amici e parenti, che siavvicendano sul presbiterioper parlare e per pregare.Qualcuno è contumace.Giuseppe conduce la cerimonia, che dico, l’evento;sollecita gli sposi e i presentia parlare, a riflettere, a rallegrarsi in libertà. Gli sposisono emozionati, affrontano con il coraggio della disperazione il ruolo di protagonisti; lo sposo è disinvolto e balbuziente, la sposa è bella e affascinante, gliamici simpatici ripetono invarietà bacio, bacio, i cantisono coinvolgenti, l’aria èdensa di emozioni e profumi. La festa continua fuoridella chiesa, coi parenti econ gli amici la sera, fino anotte e poi fino al mattino,quando si aprono le porte dicasa e le donne di famigliavanno a messa prima di tirare la sfoglia domenicale.

23 febbraio 2003 ­ Cittadella (Pd). Grande marcia della pace, con mongolfiere e palloni; gli elicotteri e gli aerei sono sotto sequestro. Il corteo cammina sotto le mura della città, come a Gerico, lanciando canzoni a parole di pace. A conclusione del corteo lungo, variopinto, festoso, irridente ai potenti e loro facsimili, Stoppiglia offre una parola profonda come un aratro, fertile come un albicocco. Parla all’aperto e risuonano le mura. All’interno della chiesa risuonano le arcate. Pace, vo gridando, pace, come in coda di canzone il poeta di Arquà.

1 marzo 2003 ­ Calderara di Reno (Bo). Nell’angolo di sinistra il coretto, sul presbiterio l’altare nascosto dietro le poltroncine, nella navata unica tra i banchi gli amici i parenti e nel primo i genitori. Sull’entrata, nello specchio del cielo, la sposa, sulla destra, in entrata, lo sposo. In cima al presbiterio, in attesa, i sacerdoti. Fermi, assorti. Quando si muove la sposa, si sposta all’indietro di tutti i convenuti per osservare la testa, poi il piede sinistro (o quello destro), ma la mano poggia sul banco. Ora lo sposo sostiene sottobraccio la sposa. La musica suona, il coro canta, il cappellano si rasserena, tra il pubblico qualcuno canticchia. L’ufficiale ecclesiastico parla al microfono che non risponde. Altri si alternano sulla cupola dell’altoparlante che fa i capricci fino al sì di Tomas e Chiara, sposi per amore, che ricevono dai genitori commossi la benedizione di Dio.

7 marzo 2003 ­ Pagnano d’Asolo (Tv). Nella comunità Olivotti, assieme ai venticinque ospiti della casa Gaetano affronta l’argomento della globalizzazione e, in esso, il significato di Porto Alegre. I partecipanti intervengono con domande attinenti l’argomento, che avevano avvicinato nei giorni precedenti. La serata si conclude con una bevanda calda e con il promemoria del giorno che sale da oriente.

8 marzo 2003 ­ Vicenza, Monte Berico. Nel primo pomeriggio, all’interno di una mostra itinerante dal titolo Verso un’economia di giustizia, organizzata da Commercio solidale, l’amico Zadra ha voluto collocare l’intervento Squilibri nord­sud: c’è un motivo di speranza? di Giuseppe Stoppiglia, che poi doveva scappare verso Belluno. Fa ancora freddo, ma la primavera reclama il suo spazio. Belluno. Il gruppo Insieme si può ha organizzato al Centro Giovanni XXIII una serata sul tema Non c’è pace senza giustizia, cui hanno partecipato almeno un centinaio di persone che hanno pure contribuito al dibattito; l’incontro è stato organizzato dalla generosità di Gianluigi De Vecchi, da molti anni socio di Macondo. La domenica successiva il tema ha preso forma nella marcia che ogni anno vari gruppi compiono partendo da Cusighe fino a Cavarzano, sempre naturalmente in quel di Belluno. Ha partecipato anche il fondatore di Macondo che ha ricordato che «la speranza è nella coscienza collettiva, cui appartengono pensieri di pace».

10 marzo 2003 ­ Cittadella (Pd). Nel concerto di iniziative volte a lottare controcorrente alla guerra che avanza temibile e irrazionale si inserisce “l’assemblea di pace” cui partecipano Giuseppe Stoppiglia, don Albino Bizzotto e don Luigi Telatin, in questi giorni impegnati sul territorio ad affermare in modo chiaro il messaggio di una pace nella giustizia, che non si basa esclusivamente sul diritto di proprietà, ma anche sulla responsabilità della relazione.

12 marzo 2003 ­ Pove del Grappa (Vi). Al suono del corno si è riunito il gran comitato della festa. Si preme sulla dirigenza, per avere i nomi dei testimoni al convegno. Si sciolgono le ultime reticenze. Ora si può partire. Si avvia la grande macchina senza compressori, con ali di farfalla, carte colorate e bandi. In cima alla fila Baldassare e Luigi, con matita e compasso.

13 marzo 2003 ­ Conselve (Pd). All’interno di un ciclo di conferenze su tematiche sociali si inserisce la serata affidata al gruppo Scauts da parte del Municipio. Gaetano sostituisce don Vitaliano che non ha potuto intervenire all’incontro. In sala c’è pure il Sindaco che apre l’incontro con la motivazione del ritrovarsi attorno a temi che definiscono il nostro impegno sociale. Conduce la tavola rotonda un giovane giornalista; interviene alla conversazione un dirigente provinciale degli Scaut. La sala del teatro è discretamente affollata. Si discute sulla globalizzazione. In fondo alla sala un lungo intervento in europanto.

17 marzo 2003 ­ San Bonifacio (Vr). Giuseppe è invitato dall’associazione Gamarbioga, una Onlus che ha organizzato una serie di “Altrincontri”, perché dibattono temi che la televisione non affronta per mancanza di senno, e che tra il sì e il no non fa la differenza; il tema di questa sera è L’economia e la giustizia in tempo di guerra, come a dire che se non c’è giustizia in tempo di pace, figuriamoci in tempo di guerra. Se la giustizia la costruisce il più forte, se i diritti li decide il prepotente, bisogna rivedere i termini assieme al popolo e alla sua rappresentanza.

19 marzo 2003 ­ Belluno. L’Istituto Calvi invita Giuseppe Stoppiglia a parlare agli alunni convocati in assemblea sul tema di Pace e giustizia. Siamo alla vigilia della guerra, che ancora molti temono imminente e sperano invano che non deflagri.

20 marzo 2003 ­ Iraq, territorio di guerra, Bush ce l’ha fatta. Macondo non ha concesso le sue basi e si schiera dalla parte dei perdenti. Dunque dalla parte di Saddam? Ride il filoamericano, dimenticando che Saddam non sarà un perdente, ma semmai solo uno sconfitto. Scusa, aspetta che mi sposto che arriva la bomba intelligente. Buh, buh!

21 marzo 2003 ­ Padova. Al Bo si laurea Luca Realdi, con una tesi sulla circolarità in Euripide che prende avvio dalla condizione sociale e politica di Atena al tempo di Lui e si innesta nei miti di ben tre tragedie. La gente premeva lungo le scale, sui pianerottoli, sui fianchi, a destra e sinistra, i cani passavano sotto le gambe uggiolando per asfissia, chi sveniva non veniva soccorso. Siamo entrati nell’aula della discussione impacchettati e siamo scesi nel cortile pressati, strisciando sui muri senza scrostare gli affreschi. Hanno poi denudato, rivestito Luca, collocato su di un sasso alla gogna, con un fiasco di etere in mano, per dimenticare, e una pergamena in mano lunga che gli copriva l’intestino e la natura debordante. Chi batteva le mani, chi gridava dottore, chi diceva che ore sono, chi beveva, chi salmodiava. E lui leggeva il papiro sovrastante la natura sua ingenua. San Giovanni in Marignano (Rn), Sala Consiglio Comunale. Le comunità parrocchiali di San Pietro e di Santa Maria in Pietrafitta, con il loro pastore don Piero Battistini, organizzano un incontro dibattito che recita Per non restare senza futuro, la pace non è un traguardo quanto una dimensione della vita, cui partecipano Giuseppe Stoppiglia e il direttore del Cem­Mondialità, padre Arnaldo de Vidi, missionario in Cina e poi in Brasile. Affrontano il tema della pace, l’origine della bandiera, la cultura delle diversità, l’organicità del mondo e la sua architettura. Ma perché parlare ancora di pace, quando la guerra ormai è scoppiata? La guerra è come la dissenteria: e scaricano, e scaricano; diranno che c’è una ragione; certo: la dissenteria ha la radice comune con dissennati; i pacifisti sono ingenui, contro natura, perché prima o poi bisogna farla. Una ragione, certo: raddrizzare le gambe a Saddam. Dov’è? Tu intanto scarica, che prima o poi lo centriamo; ma quello è un mercatino: appunto, anche lui deve pur pagare la spesa. Parlare di pace significa parlare di giustizia, e siamo all’inizio. Un mondo altro può essere l’inizio di un nuovo senso.

22 marzo 2003 ­ Pove del Grappa (Vi). Arrivano gli scauts di Porto Garibaldi, ospiti nella sede di Macondo. E scambiano coi custodi della sede, Gaetano e Giuseppe, quattro parole sulla loro esperienza e sul senso del loro cammino. Non è solo un ricordo del passato, ma è pure un confrontarsi su esperienze e su codici diversi. Ospedaletto Euganeo (Pd). Assieme a Gino Ditadi, esponente di Emergency, Giuseppe Stoppiglia affronta il tema La pace è possibile e riceve dalla Municipalità la targa: Incontro con il personaggio. Molti i presenti in aula, calda la conversazione, vivace il dibattito.

24 marzo 2003 ­ Bassano del Grappa (Vi), Istituto Einaudi. Giuseppe parla agli studenti su Pace e giustizia. Il team scolastico dei Servizi agli studenti ha organizzato una conferenza dibattito sul tema La valorizzazione delle differenze. Sono relatori lo scrittore Gianantonio Stella e Giuseppe Stoppiglia, teologo e filosofo. I ragazzi hanno presentato la loro ricerca sulla immigrazione in Italia e sulle reazioni degli italiani ad essa. Poi Gianantonio ha presentato l’immagine dell’italiano emigrante e Giuseppe della diversità ha evidenziato la ricchezza.

27 marzo 2003 ­ Padova. Tutto è pronto ma non si passa. I numeri si quantificano e pochi sono sotto peso; non si entra singolarmente ma a quintali. Sulla porta una bidella vorrebbe definire il flusso e il riflusso con minacce inconsistenti. Ora la candidata con in mano la pertica didattica inizia l’esposizione della tesi di matematica applicata all’economia, esposizione chiara, ma velata dai codici della saggezza e dai contro codici (i nostri) della ignoranza, intesa come gnosi appannata e carente. All’ultima parola la folla dei convenuti, uscita e rientrata a quintali nell’aula, ha ascoltato la sentenza sotto l’occhio vigile della bidella che minacciava invano il serpentone che lasciava lo spazio ai prossimi venturi. Chiara Morosinotto seguita dai satiri e dalle ninfe procedette fino alla casa di don Ilarione, dove ha trascorso gli anni del noviziato e della maturazione matematica. Han fatto seguito lazzi e sconcezze.

29 marzo 2003 ­ Pove del Grappa (Vi). Si riunisce la segreteria di Macondo. All’ordine del giorno il racconto del viaggio di Gaetano in Argentina e Brasile, la festa nazionale di Macondo e la presentazione del libro di Barcellona, il campo adulti (che quest’anno si svolge all’Istituto Filippin di Paderno del Grappa, Treviso), la partecipazione di Macondo in qualità di socio nella Casa Editrice Città Aperta di Troina, il Campo in Albania, il Campo del sud che affronta l’educazione ai sentimenti in: Sento, quindi sono, il resoconto dell’attività del progetto Angola e, infine, la gestione del sito di Macondo con Alberto Camata.

31 marzo 2003 ­ Bassano del Grappa (Vi). Giuseppe all’Istituto Einaudi coi genitori affronta: L’adolescente alla ricerca della propria identità. È un argomento che esce dal luogo comune dei giovani apatici e disinteressati; e anche l’opportunità di ricordare quanto sia necessario costruire luoghi di incontro in una società in cui prevale l’individualismo e la frantumazione. Interesse grande da parte dei genitori, che ancora cercato soluzioni immediate, stante il dramma del che cosa fare e come comportarsi per ristabilire i contatti.

3 aprile 2003 ­ Venezia. Stefano e Gaetano partono per Troina, per ufficializzare il rapporto di collaborazione con la casa editrice Città Aperta, di cui è presidente Mario Bertin, da parte di Macondo in qualità di socio. Troina è una cittadina in provincia di Enna, tra le montagne, e Città Aperta fa parte di un complesso molto grande che è l’Oasi, che comprende anche un ospedale per disabili psichici. Accoglienza cordiale, stipula di accordo, visita alla grande Sicilia, ospitalità in casa di Mario e Benita, cucina familiare. Sull’Etna ancora un poco di neve.

4 aprile 2003 ­ Ferrara. Su invito del Centro Servizi per il Volontariato di Ferrara, il nostro presidente parla nella sede di via Fortezza su di un tema che sarà il filo conduttore del seminario per adulti. Aiutare o prendersi cura?, a significare i modi diversi con cui si avvicina l’altro, che possono essere un sostegno esterno o un coinvolgimento che tenti l’inserimento dell’altro nell’ambito della polis, della città come spazio politico in cui l’altro viene riconosciuto come cittadino e dunque soggetto di diritto. Ha coordinato l’incontro la signora Maria Teresa d’Aloya, volontaria del centro.

10 aprile 2003 ­ San Giorgio in Bosco (Pd). Un gruppo di giovani, inserito nella parrocchia e nel comune, organizza un incontro dibattito sul blocco economico dell’Iraq. Apre la conversazione Gaetano Farinelli, che punta il righello del maestro sulla carta di Peter, attirando l’attenzione sull’area e sulla sua posizione strategica. L’embargo è un’azione di guerra che colpisce la popolazione civile e dieci anni di embargo certo la distruggono. Segue un documentario.

11 aprile 2003 ­ Piove di Sacco (Pd). Il dottore (in pectore) Andrea Agostini ha organizzato la presentazione del libro di Carmine di Sante nella sala della biblioteca del Comune. Ha preparato per tempo i convenuti anticipando la lettura del libro e ha introdotto la serata con una presentazione puntuale del tema, rifuggendo dal tono accademico e inserendo l’argomento nell’attualità. All’incontro partecipava Gaetano Farinelli, come secondo apri pista. L’autore ha saputo illustrare la novità della relazione di Dio con l’uomo, la sua relazione gratuita con il non essere, per dargli la dignità di uomo libero.

15 aprile 2003 ­ Grumolo delle Abbadesse (Vi). Si riuniscono gli amici di Toni Cortese, per rivedere i suoi scritti riguardanti la formazione degli adulti, sui quali Toni aveva lavorato anni, ai quali bisogna dare una collocazione biografica e insieme una sistemazione organica, dato che i manoscritti sono rimasti sospesi. Toni Cortese è stato un maestro nel campo della formazione, della educazione degli adulti. All’incontro c’era la moglie Susanna, l’amico Paolo, Marina che ha scritto parte della raccolta dietro la dettatura di Toni, e poi Giuseppe e altri.

19 aprile 2003 ­ Modena. Cinzia Zaniboni si sposa. Il sindaco chiede agli sposi presenti il consenso, poi legge gli articoli di legge. Due parole di augurio. Poi prende la parola uno dei testimoni e continua a caldo la conversazione sul matrimonio come contratto d’amore, che è atto pubblico, non in quanto contratto formale, ma in quanto appartenente alla comunità. Si chiama Giuseppe. Sul ciliegio sono apparsi i fiori bianchi e cinque api si avvicendano per immersione nei calici. Un bimbo raccoglie un petalo caduto sul tappeto erboso. Sciamano gli invitati in corteo sulla strada e lanciano chicchi di riso Scotti sugli sposi sorridenti.

20 aprile 2003 ­ Bassano del Grappa (Vi). Messa di resurrezione nella chiesetta delle suore di Sant’Anna. La navata si riempie degli amici e dei soci di Macondo. Ci sono spose in attesa e bimbi che vagano per la chiesa, curiosando negli angoli e sotto i banchi. Mentre Giuseppe tiene l’omelia, Ludovica, figlia di Beatrice e Andrea, si avvicina al gradino del presbiterio. È nata, in questi giorni di Pasqua, Tina, figlia di Leonilde e di Alessandro. Dorme la notte e il giorno tiene gli occhi aperti per guardare il profilo degli umani. A breve nascerà anche Francesco, figlio di Sonia e di Mosé, il falegname: è un bimbo sano e bello; non ricordo il colore dei capelli, però succhia il latte della madre e guarda con curiosità i giocattoli di legno del padre.

26 aprile 2003 ­ Botticino di Sera (Bs). Nella chiesa arcipretale, addobbata di veli l’abside e ornato il pavimento di un lungo tappeto pedestre, mentre in fondo, a sinistra dell’altare, suona la pianola e canta il tenore, anzi due, Alessandro e Susanna accompagnati dai genitori e dal corteo degli amici si avvicinano all’altare. Li attende il sacerdote, un saveriano che ha svolto un periodo di missione in America latina e che celebra con loro il sacramento in lingua italiana e spagnola. Susanna è colombiana, e ci sono molti amici latino americani. Non ci sono i parenti di lei: troppo costoso il viaggio. Alessandro è il segretario di Arcoiris, un’associazione solidale con l’America Latina. Nel pomeriggio, al rientro Giuseppe e Gaetano incontrano a Brescia Maria Teresa Corbelli, che ha aperto uno spazio di incontro titolato Afriche, dove si ritrovano stranieri e italiani in spazi e momenti culturali. Con esposizione di manufatti dall’Africa, di video cassette, di libri concernenti appunto l’Africa; conferenze e conversazioni con persone che conoscono il paese nei suoi aspetti culturali, sociali e politici.

29 aprile 2003 ­ Asiago (Vi). Giuseppe e Gianni Bordin parlano agli studenti delle scuole superiori del rapporto con gli altri popoli e con le altre culture: diversità e responsabilità.

30 aprile 2003 ­ Salzano (Ve). Il bar Delizia da anni svolge un’attività culturale, e ospita iniziative di ordine sociale e culturale. In questo ambito si è inserito Maurizio Bogoni di Dolo che ha invitato padre Panichella, missionario a San Paolo, per parlare dell’attività ivi svolta. Alla serata era invitata anche l’associazione Macondo. Molti i presenti che hanno seguito con interesse la presentazione di Maurizio e la relazione di padre Panichella. È stato proiettato anche un filmato che percorreva il viaggio ultimo di Maurizio in Brasile e una serie abbondante di diapositive.

le immagini di questo numero di Madrugada
Leo Beerot
Treni minimi
Ero partito con una speranza da curare. Nessuna speranza, pensandoci, consente una meta. Lo spazio che cercavo di materializzare, di stabilire: era lì per usurpare: per essere: per godere. Ma a godere, era l’occhio: l’immagine residua: ciò che catturavo e mi tormentava: ciò che avevo: ciò a cui ero lontano. Il cielo si scandiva per tonalità inconsuete. Anch’esso uno spazio residuo della memoria. Tracce lontane di voluttà. Luci strette. Un corto passaggio rimasto nell’anima. Tutto un vedere: un vuoto da tenere: un tempo da coprire. La memoria organizza disordinatamente. Luci chiuse dietro uno spiraglio. La meta continua a divincolarsi. Percuotere lo spazio è insopportabile senza un appoggio nel quale, poi, ritrovarsi e riconoscersi. Per molto tempo, il mio desiderio più grande erano state le parole, tutte le parole: tutte le parole che si contenessero ognuna dentro se stessa, senza aloni, senza ombre dietro le quali ci si potesse perdere. … Il turco mi disse che il viaggio sarebbe… no!… che il treno!… forse che… Oggi non ricordo più cosa disse. Ricordo che il turco aveva dei baffi, baffi e stivali neri e fu arrestato. Sul treno: a St­Louis. Tutto è scomparso; non ricordo più nulla. Solo il cielo vecchio è ancora impresso nel cuore. Immagini manipolate dall’occhio e dall’anima; manipolazioni, soltanto manipolazioni, mai più essenzialità emozionanti. Nessuno si ricorda di me, ma io ero su quel treno, a quell’ora, in quel giorno, in quell’anno, in quell’identica scelta di spazio. Io sono stato anche in altri treni: treni minimi: fuori da ogni tempo. Oggi nessuno si ricorda di me. Io ho chiesto, ma nessuno ricorda il mio passaggio. Ma come è fragile il filo che tesse la storia delle visioni! È facile confondere immagini vicine e immagini remote. Quale differenza deprime la loro volontà di essere? Il mio io spaziale avvolge ogni traccia di imposizione, annienta tutta l’origine della loro durata. Come se, in fondo, esse ­ vicine o remote che furono ­ non fossero altro che perdute immagini appartenute ad un altro tempo: un tempo in cui non­ero. Un tempo della speranza e della forza, un tempo del cuore e della presenza. Un tempo nel quale c’era lei, molti c’erano, ma io non ero là. Diventa poi facile confondere parole che sconfinano e immagini deragliate. Non so più! non saprei se quello spazio fosse in quel tempo: contenuto in quel tempo. Un tempo limite dentro cui cercavo una meta. Una meta che fu speranza. Una meta che scomparve. Oggi nessuna meta scompare. Oggi non ho speranza.